Gentiloni : “Il mio è un piano liberale contro le posizioni dominanti”

“Con il disegno di legge stiamo inseguendo un vecchio problema della televisione italiana, cioè esistono delle posizioni dominanti”


Intervista a Paolo Gentiloni (foto) tratta da “la Repubblica”

Ministro Gentiloni, tra le critiche al suo disegno di legge di riforma della Tv spicca l´accusa di Silvio Berlusconi di portare avanti un piano criminale. Che ne pensa?

«Le parole di Berlusconi le ho trovate sopra le righe. Più che di un piano criminale si tratta di un piano liberale, certo poi si può essere spaventati anche dai piani liberali. Ma in realtà con il disegno di legge stiamo inseguendo un vecchio problema della televisione italiana, cioè esistono delle posizioni dominanti. Lo hanno detto e dimostrato la Corte Costituzionale, l´Antitrust e l´Autorità per le comunicazioni. Ormai lo sanno anche i bambini. La politica se ne deve occupare perché nel settore televisivo la tutela della concorrenza, la lotta alle posizioni dominanti, non è solo una questione economica, ma attacca il pluralismo e in fondo la libertà».

Ma anche il presidente dell´Antitrust Antonio Craticalà l´accusa di voler sabotare le capacità di Mediaset di fare reddito. Un´invasione di campo da parte dell´arbitro?

«Non voglio fare commenti polemici verso l´Antitrust perché sarebbe istituzionalmente sbagliato. Dico solo che di fronte ad una posizione dominante s´interviene ponendo dei limiti anticoncentrazione. È già successo altre volte in Italia anche per la televisione, lasciamo stare che talvolta siano rimasti inapplicati. La legge Gasparri li ha eliminati e noi li dobbiamo riproporre».

Ci sono critiche di segno opposto. C´è chi nel centrosinistra sostiene che la soglia del 45% delle risorse pubblicitarie in Tv va abbassata. Lei dice che è sufficiente ad aprire il mercato?

«Penso sia equilibrata, evita che gran parte della torta pubblicitaria finisca in un´unica mano. Il 45% è un segnale d´allarme, indica senza incertezza che ci troviamo di fronte ad una posizione dominante, ma non credo che blocchi le capacità di crescita del settore. Rispetto all´Europa la “torta” della pubblicità è la più piccola e la più concentrata sulla televisione, non è escluso che riequilibrandola verso la carta stampata o altri mezzi si possa invece farla crescere in senso assoluto».

Non ci sono solo detrattori, anche nel centrodestra non tutti seguono Berlusconi, ci sono possibili interlocutori da quella parte?

«Ho apprezzato che sia l´Udc che la Lega hanno chiarito di non volersi arruolare nel partito Mediaset. Un confronto con l´Udc c´è stato già in occasione della legge Gasparri spero continui e si passi dai fuochi d´artificio ad una discussione di merito».

Perché ha diviso il provvedimento sulla televisione da quello di riorganizzazione della Rai. Non è possibile unirli?

«Noi abbiamo tre obiettivi per la televisione: più concorrenza, più servizio pubblico e più qualità nella produzione di audiovisiva. Li vogliamo raggiungere attraverso quattro disegni di legge: il primo è già stato approvato alla Camera ed è la legge delega sui diritti del calcio. Il secondo è quello di transizione al digitale che abroga la legge Gasparri, poi c´è la riforma della Rai. Mi auguro che il governo arrivi a presentarla anche se ricordo che, nonostante i molti tentativi, l´ultima risale al 1975. Per prepararla è necessario un grande dibattito pubblico in modo da creare il consenso necessario. Alla quarta proposta stiamo lavorando con il ministro dei Beni Culturali: darà più forza alla produzione di contenuti audiovisivi italiani e più protezione dei loro diritti. Speriamo di riuscire a concludere entro l´anno».

La prossima scadenza sarà quella della legge sul conflitto d´interesse, che andrà all´esame della Camera a fine febbraio. Questa volta il centrosinistra ce la farà?

«Abbiamo ben presente che la materia è indispensabile per l´etica pubblica. Ma abbiamo un conflitto d´interessi di tali dimensioni che non sarà facile regolarlo per legge, voglio dire che non sarà facile applicarlo concretamente ai casi più macroscopici».

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