Intervista di Antonio Dipollina tratta da “la Repubblica”
Roma 19 novembre 2006
Il tutto, trovandosi in sintonia con quello che il governo va prospettando, contenuto nel disegno di riforma televisiva del ministro per le Comunicazioni Paolo Gentiloni: ovvero la possibilità per l´Authority di Garanzia di rilevare in prima persona i dati d´ascolto, contrapponendosi a quelli dell´Auditel che ne detiene il monopolio da vent´anni. Una situazione incendiaria – Auditel ha replicato a Sky con altrettanta durezza – che può cambiare il corso della tv futura.
Ministro Gentiloni, Sky contro Rai e Mediaset, il clima che si avvelena: rispetto alle finalità del suo disegno di legge può essere un vantaggio?
«Se la contesa, anche aspra, indurrà l´ipotesi di cambiamenti che anticipano quanto previsto dal disegno di riforma, questi saranno i benvenuti».
Nello specifico?
«Auditel continua ad avere un evidentissimo problema di governance: di chi prende davvero le decisioni in un organismo così importante. Lasciare l´impressione, altrettanto evidente, di non voler cambiare nulla, peggiora le cose e aumenta il rischio di conflitti d´interesse. Se le questioni sul tappeto porteranno all´ingresso nel CdA di Auditel delle tv oggi non rappresentate, nonché di soggetti di garanzia esterni in grado di avere voci in capitolo, saremo in presenza di risultati concreti. Lo riterrei un positivo effetto collaterale della proposta di riforma».
Auditel ha offerto il 3 % delle quote a Sky, che ha rifiutato chiedendo regole più trasparenti.
«Non credo che qualcuno voglia acquistare peso in Auditel senza adeguati cambiamenti. Auditel finora ha aperto le porte del suo Comitato tecnico. Benissimo: ma poi si scopre che le vere decisioni vengono prese solo dal Consiglio d´amministrazione, e con le vecchie regole. Allora non basta».
Auditel ha l´aria di volersi arroccare.
«Sarebbe un grave errore, e a quel punto il disegno di legge procederebbe verso il suo obiettivo: ovvero affidare all´Authority i mezzi adeguati per effettuare in proprio le rilevazioni degli ascolti».
Facciamo un esempio di qualcosa che non va.
«Le rilevazioni per le altre tv: non è un´opinione del governo, ma di moltissimi osservatori che mettono in dubbio la rappresentatività e l´accuratezza dei dati sulle altre tv. Il margine di errore è troppo alto per gli ascolti delle tv locali e dei canali satellitari. Inoltre risulta che sia in crescita il numero di famiglie che rifiutano di entrare nel campione Auditel. A quel punto il campione viene riponderato. Ma i criteri di ponderazione sono cruciali in tutti i sondaggi: devono essere trasparenti».
Un altro.
«Siamo sicuri che un organismo come l´Auditel debba accettare supinamente che uno dei maggiori attori in causa, ossia Mediaset, imponga che si renda pubblico il rilevamento di una certa fascia d´età, quella cosiddetta commerciale, discriminando gli utenti tra i 15 e i 64 anni dal resto dei cittadini? Questo non condiziona pesantemente l´intero sistema?».
Mediaset ne ha il diritto, però.
«È stato un pessimo esempio di un pensiero condiviso dalla quasi totalità degli osservatori, ovvero che l´Auditel si può piegare alle convenienze dei grandi attori in gioco. In questo caso di Mediaset, e con una strana acquiescenza da parte della Rai. Torniamo al vero problema: c´è un potenziale conflitto d´interessi tra chi gestisce Auditel e chi è oggetto delle rilevazioni, Rai e Mediaset nell´uno e nell´altro caso».
Perché i dati raccolti dall´Authority dovrebbero essere più attendibili?
«Perché è un organismo di garanzia, non un organismo di proprietà di due degli editori tv».
Lei legge i dati Auditel tutte le mattine?
«Meno di quando ero presidente della Vigilanza, ma la dittatura del dato quantitativo rimane un grave errore. Tant´è vero che nel prossimo Contratto di servizio della Rai all´indice di ascolto sarà affiancato un indice di valore pubblico».
Se guardano in tanti un programma non va bene?
«L´ascolto è importante, ma non può essere l´unico riferimento. Trovo bizzarro che i premi di produzione per i dirigenti Rai vengano decisi in base agli ascolti ottenuti dai programmi prodotti».
Oggi i grandi sponsor stanno con, e dentro, l´Auditel, abbastanza felici, pare. Cosa succederebbe con una rilevazione diversa?
«È nel loro interesse allargare il sistema, dare una fotografia più attuale della realtà in un mercato tv che si amplia sempre più. Auditel continua a venir percepita come un organismo modellato apposta sui due grandi competitori. Auditel dovrebbe prenderne atto aprendo porte e finestre, finalmente. Allargando la propria gestione senza rifugiarsi nella soluzione di un Comitato tecnico che non decide nulla d´importante, dando un segnale preciso di cambiamento».
Altrimenti?
«In caso contrario diventerà ancora più necessario affidarsi all´Autorità pubblica di garanzia».