I grandi broadcaster sono dinosauri che camminano guardando in basso senza accorgersi della meteora che dal cielo li estinguerà. Quel che sta accadendo negli USA, con il più grande gruppo mondiale radiofonico, IHeart Media, che sta collassando sotto il peso di un modello di business superato (nonché di 14 miliardi di dollari di debiti), è sintomatico di un cambiamento in atto che molti stanno pericolosamente sottovalutando.
L’errore strategico commesso nel caso di specie è di aver considerato come eternamente vincente la massimizzazione degli ascolti sulla singola emittente.
Invece, con la radio 4.0 non è più così: AccuRadio, un bouquet di 1.000 radio personalizzate (sul modello di Pandora, con cui infatti collabora sul piano commerciale) sviluppa negli Stati Uniti 1 mln di utenti unici al mese e 500.000 ore di ascolto al giorno, con una crescita impressionante, che nel 2015 è stata dell’80% (e il trend potrebbe risultare confermato anche nel 2016). Vista con l’occhio del vecchio modello radiofonico si tratterebbe di 1.000 ascoltatori per radio; poca cosa.
Ma osservato con la lente del centro media, sempre 1 mln di ascoltatori sono e che li si raggiunga con 1.000 streaming diversi piuttosto che con un unico segnale via etere, poco cambia (*). Sennonché, i primi crescono di continuo, mentre i secondi scendono.
(*) Ah sì, una cosa cambia: del milione dei suoi IP AccuRadio sa tutto. Degli altri, invece, si sa poco o nulla.