Consentire alle società che erogano prestiti di poter verificare i dati sensibili dei propri clienti al fine di prevenire le frodi nel settore creditizio ed in particolare i furti d’identità.
E’ quanto prevede il nuovo decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei Ministri in via definitiva lo scorso 23 marzo. Per contrastare i comportamenti illeciti e, di conseguenza, dare più sicurezza alle società e agli intermediari finanziari il decreto legislativo dispone una deroga alla normativa sulla privacy. In particolare, per le società finanziatrici sarà possibile ottenere informazioni su documenti d’identità, partite Iva, codici fiscali, dichiarazioni dei redditi, ma anche posizioni previdenziali e assistenziali dei consumatori che hanno chiesto un prestito, una dilazione o uno slittamento dei pagamenti. Il tutto attraverso un sistema pubblico di prevenzione. Il sistema, che sarà costituito presso il Ministero dell’economia, si basa su un archivio centrale informatizzato e su un gruppo di lavoro appositamente dedicato, i cui componenti resteranno in carica per tre anni. I costi del sistema graveranno interamente sugli aderenti il sistema pubblico di prevenzione. L’adesione al meccanismo di tutela e ogni richiesta di verifica, per singolo nominativo, comporteranno un pagamento che la finanziaria richiedente informazioni, aderente al sistema, dovrà versare all’ente gestore. Prima di poter accedere al sistema, ciascun aderente dovrà stipulare una convenzione con l’ente gestore. Al sistema di prevenzione potranno partecipare: banche (incluse quelle extraUe) e intermediari finanziari, fornitori di servizi di comunicazione elettronica, fornitori di servizi interattivi associati o di servizi di accesso condizionato, gestori di sistemi di informazioni creditizie e imprese che offrono servizi antifrode.