Sul fronte del CNID niente di nuovo. La situazione del DTT è così complicata che non è stato possibile definire il calendario migratorio definitivo.
I nodi gordiani sono i due dividendi: quello interno (beauty contest) e quello esterno (i canali 61/69 UHF). Per il primo, la settimana appena trascorso ha portato l’atteso ok del CdS alla partecipazione di Sky alla gara che consentirà a Murdoch di portarsi a casa (gratis) un mux nazionale per assurgere al ruolo di operatore di rete in proprio, cioè in concorrenza diretta con i superplayer italiani. In realtà la potenzialità della News Corp. sul DTT difficilmente troverà piena espressione con un solo multiplexer, la cui qualità concreta dipenderà peraltro dalla frequenza assegnata (i 6 canali del dividendo non sono affatto equivalenti tra loro), ragion per cui lo Squalo – se vorrà fare una tv terrestre competitiva – dovrà pianificare l’acquisto di notevole capacità trasmissiva da terzi (ma non dalle locali, abilmente messe fuori gioco dal legislatore della Stabilità). Per il secondo, siamo decisamente in alto mare: posticipare l’attribuzione delle risorse frequenziali ai telefonici non è possibile, visto che la crescita esponenziale dei dispositivi mobili connessi a internet sta facendo collassare l’attuale infrastruttura e frequenze per soddisfare tutti, tolti i nove canali da riassegnare esternamente, non ce ne saranno; nemmeno dopo i controlli certosini e punitivi in corso. Così qualcuno, nelle attutite stanze romane, avrebbe cominciato a ventilare l’ipotesi di una sistemazione delle emittenti locali in esubero attraverso l’istituzione di consorzi obbligatori ex art. 2616 c.c.