Il presidente francese Nicolas Sarkozy (foto) aveva annunciato, l’8 gennaio scorso, che la pubblicità sulla televisione di Stato sarà vietata. “Voglio che i requisiti della televisione pubblica siano modificati profondamente”, aveva puntualizzato Sarkozy, “e voglio considerare la possibilità di eliminare completamente le pubblicità dai canali pubblici” poiché il servizio pubblico radio-televisivo deve puntare sulla qualità e “non può funzionare solo con criteri mercantili”(tratto da Repubblica.it). Ciò avverrà nell’autunno 2009, per gli spazi pubblicitari dopo le ore 20; nel 2012 verranno soppressi del tutto. Questo il programma per la “nuova tv pubblica”, presieduta dal deputato Ump Jean Francoise Copè. France Televisions, l’azienda pubblica che gestisce cinque canali, tra cui France 2 e France 3, perderà 840 milioni di euro, somma che veniva acquisita grazie ai “consigli per gli acquisti”. Film, fiction, documentari, interviste politiche, emissioni letterarie e dibattiti perderanno la loro principale fonte di sostentamento. Secondo la “Commisione Copè”, creata per studiare la questione, ci sarebbero tre soluzioni: l’aumento del canone potrebbe sopperire alla mancanza di pubblicità, considerando che, rispetto alla Germania o all’Inghilterra, la Francia possiede un canone piuttosto esiguo. Non sembra però una buona idea visto che i ministri responsabili hanno già deciso che non lo aumenteranno. La seconda ipotesi riguarda la tassa sugli operatori di telefonia mobile e sui fornitori di Internet, ma ciò ha fatto scatenare le lamentele degli internauti che non trovano giustificazione nel dover contribuire alla sopravvivenza di un modello, come quello della televisione, che loro hanno già sostituito con la rete. La terza ipotesi riguarda l’imposta sugli apparecchi elettronici. La via verso cui sembra orientarsi il governo è quella di tassare il sovrappiù di spazi pubblicitari che, si prevede, passeranno al settore privato quando ad essi sarà proibito l’accesso ai canali pubblici. Gli inserzionisti si riverseranno, infatti, su Tf1, la principale tv commerciale, il cui proprietario è Martin Bouygues. Questa decisione potrebbe mettere ko la televisione pubblica francese che pure vanta un’ampia programmazione culturale. L’urgenza è quella di creare un modello economico perenne che impedisca la distruzione di un canale pubblico che mantiene il proprio orientamento nel rafforzare l’offerta di programmi nel campo della cultura, della creazione e dell’informazione. (Sara Fabiani per NL)