Francia: la legge per disconnettere gli utenti pirata

La Dottrina Sarkozy nonostante il parere contrario dell’Europa diventa un atto ufficiale del Governo di Parigi. Si prevede che dal primo gennaio 2009 gli utenti colti in fallo possano perdere la connettività


da Punto Informatico

Roma – Ci siamo. Il presidente francese Nicholas Sarkozy lo aveva promesso e nonostante il diluvio di critiche e il no europeo non si è fermato: se tutto andrà come previsto, dal prossimo primo gennaio in Francia gli utenti Internet colti in fallo nel condividere file musicali non dovranno più temere soltanto qualche multa, dovranno vedersela con la possibilità di venire disconnessi da Internet.

La misura draconiana è compresa in una proposta di legge che il Governo francese intende trasmettere al Senato. Si prevede una sua rapida calendarizzazione e l’approvazione parrebbe persino scontata. Si tratta in buona sostanza della messa in atto di quella Dottrina Sarkozy già ampiamente stigmatizzata e che nelle scorse settimane aveva ricevuto persino uno stop dall’Unione Europea, uno stop che però come detto non rallenta i propositi dell’Esecutivo.

Tutto ruota attorno alla creazione della nuova agenzia di settore, un Alto Commissariato per la protezione del Diritto d’autore, Hadopi, e la distribuzione di opere dell’ingegno su Internet: questo sarà l’organismo che raccoglierà le denunce dell’industria. Questa potrà condurre un monitoraggio su larga scala per individuare gli utenti che si baloccano senza autorizzazione con file di musica, film e software, per trasmettere poi il tutto all’Agenzia. Sarà questa a interagire con i provider, pedina portante del cambiamento. Gli ISP, infatti, dovranno conservare i dati del traffico e fornire tutti i dati necessari ad associare gli IP rilevati sulle reti di sharing ai nomi e cognomi dei propri abbonati, così da agevolare la veicolazione delle comunicazioni di diffida.
Si tratta, in particolare, di una misura in tre passi. Alla prima violazione, all’utente intestatario della connessione, individuato dagli agenti delle major, verrà inviata una lettera. Un warning ufficiale nel quale sarà avvisato che la propria attività è stata rilevata e gli verrà ricordato che una attività del genere è illegale. Una successiva eventuale violazione provocherà una ulteriore comunicazione di avvertimento. Alla terza comunicazione, invece, scatterà la disconnessione dalla rete per massimo un anno: l’idea è che l’intestatario del contratto di connessione colto con il mouse nel sacco non potrà aprire contratti di accesso con i provider, i quali saranno informati di ogni step dei provvedimenti intrapresi.

L’essenza della Dottrina, dunque, rimane quella che era stata anticipata dal presidente francese nel novembre dello scorso anno: nessuno stravolgimento dopo un parere negativo del consiglio di stato, importante quanto non vincolante, nessuna modifica sostanziale introdotta nella proposizione nata dall’indagine condotta sulla pirateria online dai rappresentanti dell’industria che hanno poi relazionato direttamente al Governo. L’impianto di quella Dottrina va infatti ricondotto al lavoro di Denis Olivennes, vale a dire il CEO di FNAC, multinazionale della distribuzione di musica, film, videogames e quant’altro, da tempo impegnato su questo fronte.

E se l’interesse dei provider per questa ipotesi si era manifestato anche in Italia proprio all’indomani di quelle dichiarazioni, in queste ore gli ISP francesi fanno sapere di trovare interessante la proposta. Per gli ISP è in fondo una liberazione: per anni si sono trovati tra l’incudine dell’industria e il martello dei consumatori. Ora è la normativa che stabilisce quello che possono o non possono fare, sono ufficialmente sollevati dalle responsabilità, basterà loro agire come verrà richiesto dalla nuova agenzia.

La posizione del Governo francese è chiarissima. Da un lato c’è lo stesso Sarkozy, che ribadisce come “non vi sia alcun motivo per cui Internet debba essere priva di regole”, dall’altro c’è il ministro della Cultura Christine Albanel, secondo cui non c’è in atto alcuna irregimentazione della rete, ed anzi si tratterebbe di un “approccio educativo” con scopi “preventivi”. “Sappiamo – ha detto Albanel per l’occasione – che non sradicheremo al 100 per cento la pirateria, ma crediamo di poterla ridurre in modo significativo”.

Secondo le stime governative, il sistema dei tre passi porterà ad una riduzione dell’80 per cento della circolazione di file pirata sulla rete francese. L’idea è che se gli heavy user del P2P continueranno a fare quello che già fanno in barba alle normative, saranno molti gli utenti che invece prenderanno altre strade, timorosi di perdere una connessione che è ormai sempre più centrale anche nella vita delle famiglie e non certo solo in quella delle imprese.

Oltre ai provider, sostengono la mossa del Governo più o meno tutte le principali organizzazioni che si occupano di gestione del diritto d’autore e distribuzione di opere dell’ingegno sui mercati tradizionali.

A schierarsi contro, invece, è l’opposizione di sinistra, che teme una sorta di caccia all’utente, dove chi viene preso di mira è in realtà un consumatore di prodotti culturali. Non solo, si ritiene che la disconnessione dalla rete sia una misura troppo drastica. Lo ha detto Benoit Thieulin, del Partito Socialista, che su questo sta raccogliendo firme di esponenti autorevoli della cultura francese.

Ma è sulla stessa linea anche l’influente associazione dei consumatori UFC-Que Choisir, che in una nota attacca il progetto, definito mostruoso. L’associazione ritiene che il Governo si sia assoggettato ad un progetto “voluto dai mercanti del disco per il loro esclusivo interesse”, una proposta che rappresenta “una mostruosità giuridica, inaccettabile per le 15 milioni di famiglie connesse a banda larga”. Nel mirino anche la sanzione, troppo dura, e il fatto che tutto questo nuocerà agli artisti anziché promuoverne il lavoro. Inoltre, dice l’associazione, oltre ad imporre una sorveglianza a tappeto della rete da parte di agenti privati si sostituisce il sistema giuridico con una entità amministrativa. E si rende la vita difficile agli utenti: chi volesse ricorrere anziché rivolgersi ad Hadopi dovrà invece percorrere la via giudiziaria, con dilatazione dei tempi e delle spese.

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