Francesco Cossiga era affascinato dalla tecnologia delle comunicazioni: radio, internet, telefonia mobile lo catturavano. Iniziò la sua avventura nella tecnica come radioamatore col codice “IOFCG”: un hobby che lo pervase al punto da trasferire, durante il suo mandato presidenziale, la stazione da radioamatore al Quirinale.
Nel 1999 lo ricordiamo a Radio Due nel programma di Claudio Sabelli Fioretti (giornalista conduttore con Giorgio Lauro) "Un giorno da pecora" dove, sotto lo pseudonimo di Dj Kappa, si dimostrava ironico e divertente con argute battute incentrate sulla musica pop. Poi la trasmissione RAI “Alle otto della sera”, la vita vissuta che lo vide autore di venti serate con il racconto delle vicende che avevano cambiato la vita politica italiana. Le puntate (di 30′ minuti), furono registrate nel corso di tre mesi nella sua casa. "Siamo rimasti solo due testimoni, io e Andreotti", diceva Cossiga, raccontando, senza altri interlocutori, di De Gasperi, degli americani e dell’aereo di Mattei esploso in volo. Con grande tenerezza ricordava l’infanzia a Sassari e le prime esperienze politiche di suo cugino Enrico Berlinguer. Le conversazioni radiofoniche del Presidente permisero agli ascoltatori di conoscere il punto di vista di uno dei protagonisti della prima Repubblica perché alla sua maniera il senatore ricordava fatti e persone; un lungo e paradossale racconto della P2 di Gelli, "il materassaio", e un’intera settimana per ricostruire i passaggi politici e culturali che portarono al terrorismo delle BR e al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro. Le ultime puntate vennero dedicate alla politica internazionale, al terrorismo islamico e all’elezione di Barack Obama. Del web diceva che bisognava andare solo con obiettivi precisi, altrimenti sarebbe stato come una droga: anzi peggio, per questo avrebbe dovuto essere proibito ai bambini. Aveva computer di ogni tipo, fissi e portatili con i software più sofisticati; ricetrasmittenti, di ogni portata e dimensione e decine di cellulari. Uno dei suoi scherzi preferiti era dare ai cronisti politici e ai personaggi che incontrava i numeri dei telefoni portatili di marescialli, uomini della scorta, autorità militari. La gente li chiamava chiedendo di Cossiga. Seduto alla sua scrivania si collegava con il mondo: radio, web e linee telefoniche dirette con il Viminale. Il suo piano di lavoro sembrava una centrale operativa piena di microfoni e baracchini, con un telefono fisso con più linee, rigorosamente con diverse compagnie ed una connessione stabile con i centralini di Palazzo Chigi, del Viminale, del Senato e dei comandi generali dei Carabinieri e della Guardia di finanza (fino al 2007 c’era anche un collegamento diretto con il Quirinale). (R.R. per NL)