Siete un blogger, un giornalista o un esperto di comunicazione. Avete pubblicato il vostro primo post, articolo o comunicato di una serie su uno specifico argomento. I feedback dei vostri lettori vi saranno certamente utili per tarare il taglio degli interventi successivi.
Ma se tali riscontri vi arrivassero 6-8 mesi dopo, servirebbero a qualcosa?
Certamente no. Ed è totalmente inutile spiegare perché.
Eppure in ambito radiofonico (italiano) questa è la regola.
Il modello “attuale”
Tra la trasmissione di un contenuto e la conoscenza del relativo riscontro del pubblico attraverso il metodo di rilevazione CATI ancora adottato dal Tavolo Editori Radio srl, la società di rilevazione che raccoglie ed elabora i dati per formare l’unica indagine d’ascolto ufficiale per la radiofonia italiana, Radio TER, passa normalmente un lasso di tempo di questa portata. Con buona pace della logica e delle contestazioni di soci di peso del TER stesso, come RAI (“metodo antico come il telegrafo“).
Rilevazioni a zampa d’elefante
E ciò a prescindere da ogni altra perplessità su un modello di rilevazione che, oltre alla latenza intollerabile, si basa su principi d’indagine elaborati nei primi anni 70, considerati superati già nel decennio successivo.
Spasmico!
E’ per questo motivo che, nonostante ci sia ancora qualcuno che, ai margini delle rilevazioni, elabora smaniose strategie sulla base di sbiadite fotografie di quasi un anno prima, la stragrande parte delle più organizzate emittenti radiofoniche affianca a quei dati molto più opportune analisi in tempo reale.
I veri esami sono dietro le quinte
Ovviamente attraverso tempestive analisi parallele o, più probabilmente, con gli strumenti offerti per il monitoraggio in real time delle piattaforme IP. Perché se le fotografie del TER sono quelle pubblicamente esibite, state certi che quelle su cui si elaborano le strategie sono ben altre.