FM eXtra: critiche alla tecnologia. Il parere di Andrea Lawendel

Il noto conduttore di Radio Passioni interviene nel dibattito sullo standard che potrebbe sotterrare le altre tecnologie per il digitale radiofonico


Dopo l’intervento di Giovanni Necchi, responsabile di ADVEN, importare esclusivo di Fm eXtra in Italia, ospitiamo ora il preannunciato parere di un grande esperto della radiofonia, Andrea Lawendel (foto), deus ex machina dell’ormai notissimo Radio Passioni, da sempre costruttivamente piuttosto critico sulle attuali varie soluzioni proposte sul mercato per la migrazione delle trasmissioni analogiche in tecnica numerica.
Ricordiamo che il presente dibattito ha avuto inizio da una nota di un lettore di NL, che osservava quelli che, a suo avviso, potevano essere i punti critici (almeno nel nostro paese) di FM eXtra, da noi salutato con toni (troppo?) entusiastici.
“In attesa di riuscire a fare maggiore chiarezza delle normative così come sono state recepite in Italia”, ci scrive Lawendel, affrontando il discorso da un punto di vista tecnico-giuridico, “ecco un quadro generale della situazione internazionale ed Europea”.
Una prima serie di standard per l’industria radiotelevisiva in vigore in Europa si trova qui.
L’FM fa riferimento alla norma ETSI 300 384 del gennaio 1995 il cui testo si può reperire a questo indirizzo.
A livello Internazionale fanno testo le Raccomandazioni ITU (broadcasting services (sound)) un campione delle quali si può reperire online su questa pagina web.
In particolare mi riferisco alle ITU-R BS.450-3 (1981-1995-2001) Transmission standards for FM sound broadcasting at VHF e ITU-R BS.412-9 Planning standards for terrestrial FM sound broadcasting at VHF.
Confermo che lTU raccomanda una spaziatura di 100 kHz o di multipli interi di 100 kHz, possibilmente su frequenze centrate su intervalli multipli di 100 kHz (cioe’ non 102.150, 102.250… ma 102.100, 102.2 ecc), ragione per la quale ormai molti ricevitori vengono fabbricati con passi di sintonia da 100 kHz.
Nella ITU-R 450 c’è una provision che riguarda proprio l’obiezione del lettore:
2.2.3 Baseband signal in the case of a supplementary signal transmission.
If, in addition to the monophonic or stereophonic programme, a supplementary monophonic programme and/or supplementary information signals are transmitted and the maximum frequency deviation is ± 75 kHz, the following additional conditions must be met:
2.2.3.1 The insertion of the supplementary programme or signals in the baseband signal must permit compatibility with existing receivers, i.e. these additional signals must not affect the reception quality of the main monophonic or stereophonic programmes.
2.2.3.2 The baseband signal consists of the monophonic signal or stereophonic multiplex signal described above and having an amplitude of not less than 90% of that of the maximum permitted baseband signal value, and of the supplementary signals having a maximum amplitude of 10% of that value.
2.2.3.3 For a supplementary monophonic programme, the sub-carrier and its frequency deviation must be such that the corresponding instantaneous frequency of the signal remains between 53 and 76 kHz.
2.2.3.4 For supplementary information signals, the frequency of any additional sub-carrier must be between 15 and 23 kHz or between 53 and 76 kHz.
2.2.3.5 Under no circumstances may the maximum deviation of the main carrier by the total base signal exceed ± 75 kHz.
In pratica questo significa che una sottoportante non deve oltrepassare un limite di 76 kHz (FMeXtra arriva a 90 circa se non ho capito male…). Il punto 2.2.3 viene recepito nella norma ETSI 300 384 che parla (il riferimento a 450-1 è dovuto al fatto che la norma ETSI precede le due revisioni successive della 450) di supplementary signal: This signal can operate in the range between 53 kHz and 76 kHz, according to CCIR Recommendation 450-1 [1].
Ci sono poi per l’ETSI dei livelli da rispettare, per le sottoportanti (che in teoria non dovrebbero superare i 76 kHz nello spettro complessivo occupato dal segnale) e le spurie:
A.4.3 Spurious frequencies
At the reference output level for full modulation with L = R or L = -R, the sub-carrier level and the level of all spurious frequencies higher than 53 kHz shall be in accordance with table A.1.
Table A.1
Frequency Level
38 kHz (stereo sub-carrier) ≤ – 42 dBr
53 kHz to 55 kHz ≤ – 45 dBr
55 kHz to 59 kHz ≤ – 57 dBr
59 kHz to 200 kHz ≤ – 65 dBr
200 kHz to 1 MHz ≤ – 70 dBr
The requirements in table A.1 shall be met for any combination of audio inputs in the range 40 Hz to 15 kHz, which produce 0 dBr MPX output level. No supplementary signals shall be present.
La situazione in Europa va confrontata con quella fissata per gli USA dal Code of Federal Regulation 47 titolo 73. Alla sezione 73.319:
(c) Subcarrier baseband. (1) During monophonic program
transmissions, multiplex subcarriers and their significant sidebands
must be within the range of 20 kHz to 99 kHz.
(2) During stereophonic sound program transmissions (see Sec.
73.322), multiplex subcarriers and their significant sidebands must be
within the range of 53 kHz to 99 kHz.
(3) During periods when broadcast programs are not being
transmitted, multiplex subcarriers and their significant sidebands must
be within the range of 20 kHz to 99 kHz.
Ci sono anche questioni relative all’uso delle sottoportanti e alla titolarità delle licenze (per esempio una stazione non deve chiedere licenza per trasmettere ma ha la responsabilità dei programmi diffusi da terzi)
In conclusione, dal punto di vista normativo ci sono in effetti delle perplessita’ legate a quei 23 kHz di banda aggiuntiva che le sottoportanti americane possono coprire e quelle europee no. Diverso e’ il discorso dell’occupazione delle frequenze a passi inferiori ai 100 kHz. Qui entra in gioco la complessa problematica dell’assegnazione delle frequenze in Italia, la definizione del Registro degli Operatori di Comunicazione, l’effettiva sorveglianza del rispetto delle regole effettuata (o forse mai effettuata) dagli organi preposti e infine il ruolo dei tribunali amministrativi nel dirimere le questioni.
L’incapacità di regolare lo spettro dell’FM ex ante e addirittura la mancanza di organizzazione e tutela ex post, a ben trenta anni dall’inizio del fenomeno della radiofonia privata commerciale, mi inducono tuttavia a pensare che se le emittenti decideranno di adottare FMeXtra, non ci sarà semplicemente modo per impedirglielo, né per fare ricorso (o per vedere eseguiti i ricorsi eventualmente accolti) in caso di interferenze. Se come sembrano dimostrare i test di Otto FM, il sistema consente effettivamente di coprire un bacino pur limitato di pubblico con uno o più sottoportanti digitali, la priorità per le emittenti sarà comunque quella di farsi ascoltare in digitale in quel bacino, accettando eventualmente una riduzione rispetto alle aree coperte dall’analogico, non quella di evitare possibili disturbi alle componenti analogiche delle emittenti adiacenti.
La questione della potenza complessiva distribuita nello spettro è naturalmente una variabile importante della nostra equazione perché le emittenti non saranno disposte a rinunciare alle coperture analogiche raggiunte (anche se in moltissime situazioni immagino che le coperture stesse sono assolutamente sovrabbondanti e sono pensate più che altro in funzione protettiva dalle interferenze altrui).
Il vero problema, di fondo, è che l’Italia è l’unica nazione occidentale (ma in ambito di regolamentazione della radiofonia l’occidente è più vasto di quello industrializzato) a non prevedere de facto *nessun meccanismo regolatorio* per
1) l’assegnazione delle licenze in base a criteri rigorosi di accessibilità su scale nazionali/regionali e locali da estendere *con estremo rigore e rispetto del pluralismo* a soggetti quali:
a) pubbliche istituzioni;
b) imprese pubbliche;
c) soggetti imprenditoriali privati;
d) organizzazioni private no profit e
e) libere associazioni di cittadini in ambiti pubblici come la scuola o la politica
2)l’assegnamento ragionato delle frequenze in base ai criteri tecnici summenzionati e ai criteri di licensing
3)la sorveglianza del *severo rispetto* delle normative tecniche internazionali e nazionali che abbiamo visto in precedenza e della regolamentazione dei meccanismi di licensing
e infine
4) le sanzioni comminate a chi commette una violazione di tutte queste norme.
Sono quattro punti che distinguono un sistema radiofonico democratico, moderno e davvero utile, anche sul piano economico, ai soggetti che producono e trasmettono i programmi e a coloro che i programmi li ricevono. Modelli di questo tipo si vedono dappertutto in Europa, negli Stati Uniti e in Asia. Perfino molte nazioni dell’America Latina e dell’Africa sono riusciti se non altro a darsi un assetto ordinato ex post. Rimane molto spesso, anche in presenza di regolamentazione efficace e rispettata un problema di accessibilità alle risorse diffusive e di pirateria/violazione delle norme, ma sono problemi che si possono affrontare meglio quando l’assetto normativo è chiaro e le conseguenze in caso di violazione altrettanto chiare. In una situazione di questo tipo una collettività può anche pensare a come risolvere il problema (se il problema si pone) della accessibilità.
Lo scenario che l’Italia vive da una trentina d’anni a questa parte, malgrado la cospicua riduzione del numero di soggetti che compongono il nostro caotico sistema, è una autentica vergogna (e non parlo ovviamente di qualità della programmazione e dei contenuti, materie su cui difficilmente si può legiferare). Arrivo a pensare che una tecnologia come FMeXtra potrebbe paradossalmente agire da calmiere. Ho parlato a lungo con Massimo Caracciolo del miglior rendimento di questo sistema ibrido in situazioni in cui il pre-processing dell’audio in uscita dagli studi viene usato con più parsimonia (secondo Caracciolo ci può essere un ritorno a una sonorità più naturale e soprattutto rispettosa delle risorse di banda disponibili, con un immediato effetto sulle interferenze verso i canali adiacenti). Lo stesso vale per la questione della potenza in antenna. Se le sottoportanti digitali serviranno ad abbassare un po’ la voce dell’analogico probabilmente ci guadagnerebbero tutti (bisogna però fuggire alla tentazione di “spararla sempre più grossa”).
Lo spettro dell’FM in Italia mi ricorda tanto ciò che qualunque turista può verificare entrando in un ristorante di Milano e in uno di molte altre nazioni. Nei ristoranti in Italia il tono della conversazione è altissimo, ciascuno, per farsi sentire, deve urlare. E più i commensali urlano, più i vicini di tavolo devono alzare la voce, in un crescendo che trasforma molte sale da pranzo in stadi di calcio durante il derby cittadino. Chi non riesce a urlare deve starsene zitto e chi vuole partecipare a una discussione è costretto a urlare. Dobbiamo fare qualcosa, nello spettro FM (e per quanto mi riguarda anche nei ristoranti) per spezzare questo circolo vizioso”.

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