MILANO — L’ufficio ispettivo dell’Agenzia delle Entrate di Milano? Un incubo per i dipendenti infedeli. Che però confidavano di liberarsene presto: «Adesso si attengono scrupolosamente perché c’è l’Audit che quotidianamente va a vedere tutto quello che hai fatto, quindi rompono i coglioni in maniera impressionante in tutti gli uffici. Mo’ comunque questo è l’ultimo anno, l’Audit viene chiuso… troppe spese… rimane solo a Roma, così mi dà più possibilità di lavorare al meglio, di lavorare più tranquillo ». Parola (intercettata) di Giuseppe Lomuti, dipendente dell’Agenzia delle Entrate prima a Rho e poi a Milano. Magari in futuro avrà ragione lui. Ma per ora, la combinazione tra ispettori dell’Audit interno, investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano e pm, gli ha tolto quella «tranquillità » di «lavoro», intendendosi per «lavoro» il far ottenere indebiti sgravi fiscali ai contribuenti in cambio di denaro intermediato dai commercialisti dei clienti.
In quella che ormai è in due anni la sesta inchiesta milanese sul fisco in vendita, Lomuti è stato arrestato ieri dal gip Gloria Gambitta insieme ai commercialisti Antonio Caggiula e Enzo Astolfi, e all’investigatrice privata dell’agenzia «Ominiainform» Emanuela Marcellino (i primi due in carcere, gli altri due ai domici-liari), con le accuse di corruzione e accesso abusivo alla banca dati dell’Anagrafe tributaria. Quest’ultima ipotesi è contestata dal pm Francesco Prete, in un rivolo collaterale, anche al giornalista sportivo Davide De Zan, al quale Lomuti avrebbe stampato e consegnato informazioni patrimoniali su altri due colleghi di Mediaset, il conduttore di «Controcampo » Alessandro Piccinini e il caporedattore Paolo Ziliani. «Ci siamo sentiti e fatti una risata — sdrammatizza Piccinini —. Davide mi ha spiegato che era con questo suo amico e così, per gioco… Mi ha già chiesto scusa, ma quanto rumore per nulla! E’ stata una curiosità innocente, è indagato per una cosa assurda: diversa è la posizione dell’altra persona che ha un ruolo pubblico». Concorda Ziliani: «Il fatto che qualcuno possa addirittura accedere alla banca dati dell’Agenzia Entrate e compiere accertamenti patrimoniali sul tuo conto, beh, dà molto fastidio. Se ci sono le condizioni, farò causa al Fisco».
Già nel dicembre scorso l’ufficio ispettivo dell’Agenzia delle Entrate aveva rilevato illegittimità in alcuni sgravi fiscali lavorati con la password del funzionario allora in servizio all’ufficio «Milano 2». Ma nonostante ciò, «capillari intercettazioni telefoniche e ambientali » hanno documentato come il funzionario continuasse l’attività illecita cercando di volta in volta colleghi disponibili a effettuare le operazioni che lui non era più abilitato a svolgere al computer. In particolare, per far ottenere (invano, perché il sistema si bloccò per l’anomalia rilevata) uno sgravio fiscale da 100mila euro a un commercialista attivatosi per un avvocato civilista (come altri avvocati-clienti non indagato). «Solo che devi portare il contraccambio che ti avevo detto… Due virgola cinque ». Cioè 2.500 euro.
Luigi Ferrarella
Alessandra Mangiarotti
19 giugno 2008