Google pagherà 306 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate, ma c’è da chiedersi se – all’epilogo di una vicenda durata quasi un decennio – Fisco e giustizia italiana siano davvero vincitori nella diatriba. Il patto siglato consentirà a Big G di regolarizzare la propria posizione fiscale tra il 2002 e il 2015 “senza controversie”, come sottolinea l’azienda in una nota ufficiale. In quell’arco di tempo, infatti, la multinazionale del web è stata più volte oggetto di indagine da parte della autorità italiane: tra il 2002 e il 2006 il Fisco aveva contestato a Google un importo non corrisposto di 98 milioni di euro, mentre, alla fine dello scorso anno, la Guardia di Finanza aveva consegnato alla società un verbale di accertamento per 300 milioni di euro e la Procura di Milano aveva iscritto al registro degli indagati 5 manager di Google Italy e Google Ireland per “omessa dichiarazione dei redditi”. A fronte di quasi 400 milioni di euro contestati, dunque, l’Agenzia delle Entrate ne riceverà 306, di cui 303 sono attribuiti a Google Italy e solo 3 a Google Ireland. Uno sconto notevole, se si considera anche l’archiviazione dell’indagine condotta dai magistrati milanesi nei confronti dei vertici della multinazionale. Non è la prima volta che lo Stato stipula un patto fiscale con un’Internet Giant: recentemente Apple ha versato 318 milioni di euro all’erario, mentre ad Amazon sono stati richiesti 130 milioni. Il susseguirsi delle contestazioni è dovuto alla particolare posizione che occupano queste società: sono multinazionali del digitale, quindi la loro attività –che è globale e dematerializzata – sfugge alle maglie delle regole fiscali nazionali. La leva della “stabile organizzazione” che le autorità italiane utilizzano per avviare le contestazioni, però, è ormai obsoleta per l’ambito dell’economia digitale. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, auspicandosi un intervento legislativo sulla questione, ha prospettato l’ipotesi di una c.d. “entrata volontaria”: queste grandi realtà industriali potrebbero concordare a priori con il fisco regole personalizzate di tassazione e imposizione da applicare. Questa possibilità sembra già concretizzarsi nel caso di Google: in una nota ufficiale dell’Agenzia delle Entrate si legge infatti che “con Google sarà inoltre avviato un percorso per la stipula di accordi preventivi per la corretta tassazione in Italia in futuro delle attività riferibili al nostro paese” e, la stessa Google –nelle dichiarazioni di un portavoce – ha ribadito la propria apertura al dialogo sulla questione, nell’ottica di continuare il percorso per la crescita dell’ecosistema online dell’Italia. (V.D. per NL)