Mentre, come anticipato da questo periodico, sui milanesi 91,700 MHz, la frequenza che ospitò per circa un quarto di secolo la storica Radio Ambrosiana, prima di un turn-over di emittenti che condusse alla nascita di Milaninter FM, modula la nazionale Radio Capital (Elemedia, gruppo L’Espresso), in stato di presumibile temporanea ridondanza (90,0 MHz) in attesa che vengano attuate le prevedibili strategie sulle risorse frequenziali per l’ottimizzazione e razionalizzazione della copertura milanese anche dell’altra emittente Elemedia m2o (91,0 MHz), non si placano le polemiche sul modus operandi della direzione della radio sportiva. Criticata non sarebbe, infatti e ovviamente, la decisione (certamente insindacabile ed, anzi, imprenditorialmente giustificabile) di dare forfait, davanti ad una proposta economica presumibilmente allettante, alla giovane iniziativa editoriale, proclamata, all’avvio (l’esordio sostanziale è dei primi mesi del 2005), come il primo progetto di radio sportiva meneghina (dichiarazione, invero, poco precisa, posto che il primo progetto in tal senso fu Radio Derby Milano FM 89,3, addirittura nel 1977, emittente che poco dopo si convertì a un formato musicale sino alla cessione, nella secondà metà degli anni ’80, al gruppo Radio Italia, insieme alla stessa Radio Ambrosiana e a Montestella, società editrice proprio di Milaninter), che, sebbene destinatario di un innegabile buon tributo di pubblico, parrebbe non aver avuto altrettanta fortuna sul difficile piano commerciale, quanto di aver posto i collaboratori davanti al fatto compiuto, senza, si accusa, nemmeno avvertirli dell’essenziale novella. Ci scrive, a riguardo, Andrea Celentano: “Sono un ex redattore della radio e vi confermo che la redazione non era al corrente dell’ accaduto. O forse dovrei parlare a titolo personale, visto che nessuno della radio si è fatto vivo nei miei confronti e a quanto pare qualcuno sapeva, come ho scritto sul forum del sito da oggi cancellato(…)” In effetti, ad una verifica alla pagina dedicata al Forum del sito della radio (dove, poco opportunamente, non si fa ancora cenno all’avvenuta fine delle trasmissioni…) non compaiono più i numerosissimi messaggi di protesta e di stupore degli ascoltatori (che confermavano il grosso seguito della stazione) ed i commenti di qualche collaboratore, pubblicati a far tempo dal giorno della chiusura dell’emittente. Una vicenda che, al di là dell’apparente infelice (sebbene purtroppo non rara, in situazioni simili) modalità di conduzione delle relazioni con il personale da parte della direzione della radio, lascia intristiti e pensierosi a riguardo del futuro incerto di iniziative radiofoniche specializzate anche su piazze commercialmente rilevanti, quando non anche, in generale, delle radio strettamente locali.