Roma – Il mercato musicale italiano subisce come all’estero gli scossoni del cambiamento, con un business digitale in forte crescita e un settore tradizionale con qualche affanno. Lo affermano i dati 2006 diffusi in questi giorni da FIMI, la Federazione dell’industria musicale italiana.
I dati raccolti per conto di FIMI da Dolitte Italia per il 2006, per CD e DVD musicali parlano di un fatturato al rivenditore di 257 milioni di euro, con un calo dell’11,5 rispetto all’anno precedente. Nel complesso ne sono stati venduti 27,5 milioni, il 10,6 per cento in meno rispetto al 2005.
Di interesse il fatto che gli album siano in calo perché rappresentano il “segmento di punta del mercato”, spiega FIMI: hanno registrato un calo del 10,3 per cento nelle vendite e dell’11,3 per cento nel fatturato.
Il segno del cambiamento è dato però dall’ulteriore forte crescita del digitale, salito del 44 per cento. Il fatturato della vendita di musica via Internet e via telefonia mobile (suonerie ecc.) si è attestato sui 16,7 milioni di euro, il che significa che questo settore vale il 6,11 per cento del mercato discografico italiano. Un fatturato, spiega FIMI, “ancora lontano dal compensare il calo di vendite del mercato tradizionale”.
In particolare, la vendita legale di musica via Internet è aumentata del 119 per cento, a quota 7 milioni di euro, mentre nel mondo mobile la crescita è stata più modesta, del 15,8 per cento, a fronte però di un fatturato più importante: 9,7 milioni di euro. Dati che consacrano la vendita sui telefonini, pari al 58,4 per cento del settore, come punta di diamante del mercato digitale.
Nel complesso, il fatturato dell’industria musicale, tra digitale e tradizionale, si è attestato a quota 273,8 milioni di euro, con una contrazione del 9,3 per cento rispetto al 2005. Ed è significativo, segnala FIMI, che in questa fase il repertorio italiano riesca a tenere botta, con volumi che rappresentano il 52,7 per cento del totale delle vendite. I numeri dell’analisi Dolitte sono disponibili a questo indirizzo in formato PDF.
Enzo Mazza, presidente FIMI, ha commentato le cifre e spiega a Punto Informatico che “tra i tre segmenti (tradizionale, mobile e internet) è interessante osservare che quello che ha corso di più nel 2006 è stato il download, un segnale molto importante sulla prospettiva di affermazione delle piattaforme di distribuzione digitale anche nel nostro Paese. Segnali ancora più confortati dal fatto che allo stesso tempo gli indici di crescita del P2P sono rimasti alquanto stabili o sono cresciuti meno rispetto allo sviluppo del broadband. Repressione dell’illegalità e offerta legale sempre più vasta stanno portando risultati”.
Va detto che le rilevazioni di FIMI ricordano da vicino quelle dell’industria internazionale: a gennaio IFPI ha fatto sapere che l’aumento delle vendite di musica online non compensa le major per il calo delle vendite di supporti musicali tradizionali. Da qui anche il senso di urgenza che muove l’industria di settore, che mai come oggi è stata attiva nel cercare nuove strade per dar “spessore” al mercato digitale, dopo essersi mossa con anni di ritardo.