Fila tutto liscio da Santoro. Poi il conduttore invita Prodi e D’Alema a far tornare Luttazzi in Rai

Il conduttore fa partire la puntata con una premessa personale e la precisazione di alcuni punti. La puntata si chiude con la rubrica di Travaglio: questa volta nel mirino c’è Cioni, assessore fiorentino in guerra coi lavavetri


Devo fare tre precisazioni. La prima è che non ho mai detto che Prodi e Berlusconi sono uguali. Ho detto che condividono lo stesso atteggiamento di insofferenza verso l’autonomia dei giornalisti. Poi, c’è chi ha accusato me e Travaglio d’aver impedito il ritorno in tv di Daniele Luttazzi. Io ho iniziato “Annozero” chiedendo il suo ritorno. E mi piacerebbe che questa volta si facesse un editto al contrario. Mi piacerebbe che Romano Prodi e Massimo D’Alema, per fare due nomi, chiedessero ad alta voce che Luttazzi possa avere un suo programma in Rai. E’ una sfida: se nelle prossime settimane una dichiarazione del genere non la fanno, è meglio che dicano ai loro adepti di stare zitti”. L’ultima precisazione, Santoro (foto) la dedica al giornalista de “La Stampa”, Guido Ruotolo, accusato nella scorsa puntata d’aver infilato una “polpetta avvelenata” in un articolo su De Magistris: “Ha fatto quel che avrei fatto io, ha scritto la notizia che aveva”. Dopo questi preamboli, la puntata di ieri di “Annozero” è iniziata ed ha avuto uno scorrimento piuttosto normale, a parte qualche battuta pronunciata tra i denti dal conduttore (non è proprio riuscito a trattenersi), riferita a Mastella ed alla polemica sollevata la scorsa settimana. Il tema di ieri era la sicurezza: gli immigrati Rom, i lavavetri, i writers, i sindaci sceriffi. Ospiti Di Pietro, Storace, Dario Fo ed un writer a volto coperto, intervistato da Beatrice Borromeo riguardo la realtà legata alla street art, demonizzata ultimamente da Amato.
Non vi sono stati momenti di particolare tensione, né spunti per i soliti “rigurgiti” politici. La rubrica di Travaglio, tanto attesa dai vertici Rai e dai politici tutti, ha avuto il solito tono provocatorio nel parlare di cose reali ed inoppugnabili. La “vittima” (per modo di dire) sacrificale è stato l’assessore fiorentino Graziano Cioni (“il commissario Baseccioni”), protagonista della querelle con i lavavetri: Travaglio ha spiegato, con dovizia di particolari, quale sarebbe l’iter giudiziario di un nullatenente sorpreso a lavare i vetri davanti ad un semaforo. Rimarcando come il tanto agognato provvedimento (che ha portato Cioni sulle pagine di tutti i giornali e i tg) sia, in realtà, un buco nell’acqua. E spiegando all’ignaro ed ingenuo spettatore quelle che sono state le reali ragioni che hanno portato a questo. Altro che “nuovo Giuliani”.
Il collaboratore de “L’Unità” ha, poi, ribattuto alle critiche nei confronti della sua rubrica, rea, a detta di alcuni politici, di non concedere diritto di replica: non esiste, ad oggi, nessuno degli esponenti delle istituzioni presi di mira da Travaglio che abbia accettato d’essere intervistato dal giornalista. E nemmeno nessun uomo politico che abbia accettato un normale confronto. E allora di quale diritto di replica si parla?
Santoro, per stemperare gli animi ha, infine, invitato gli interessati, o potenziali tali, a rispondere anche con interviste registrate, da mandare in onda nella puntata seguente all’attacco ricevuto da Marco Travaglio, per non rischiare di cadere nei tranelli ch’egli è solito tendere loro. Se non è diritto di replica questo, ditemi voi. (Giuseppe Colucci per NL)

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