Fiducia nei mezzi d’informazione: crollano Tg1 e Tg5, risale la radio

Sono stati diffusi ieri i dati del rapporto “Italiani&Informazione”, nell’ambito dell’Osservatorio Capitale Sociale della Demos&Pi di Ilvo Diamanti.

Ciò che più d’ogni altra cosa balza agli occhi di chi li osserva è il calo, prepotente, clamoroso, significativo, della fiducia del campione di italiani analizzato nei telegiornali televisivi. Un calo generalizzato, da cui si salva soltanto il Tg3, che resta stabile (-0,4%) e (tg regionali a parte, che detengono la leadership di fiducia con oltre il 72%) guida la lista dei notiziari televisivi nazionali. Pare proprio che quella che, ormai, sulle reti in chiaro, è rimasta l’unica voce fuori dal coro, a dispetto degli ascolti, sia quella più apprezzata. Crescono in maniera significativa anche Sky Tg24 che, unico degli analizzati non chiaro, passa dal 27 al 35% di fiducia, segno che in Italia una linea editoriale dettata da un imprenditore straniero che ha meno interessi rispetto a quelli degli imprenditori nazionali, premi, e il Tg di La7, che ha acquisito nuova linfa da quando a dirigerlo è arrivato Enrico Mentana, profugo di Cologno Monzese. Una menzione a parte lo merita la caduta libera del Tg1, che ha registrato il calo più raccapricciante. Il povero tg dell’ammiraglia Rai, nonostante sia sempre stato – sin dai suoi esordi – appaltato al maggior partito di governo (storture del sistema informativo italiano…), la Dc per decenni, poi a turno forze di destra e di sinistra, non era mai caduto così in basso dacché in Italia è sbarcata la televisione. Pare proprio che la cura Minzolini, oltre ad un crollo clamoroso dal punto di vista degli ascolti e degli introiti pubblicitari, abbia provocato anche un crollo della fiducia degli italiani. Ce lo si aspettava. Se poi andiamo a vedere i dati di due anni fa, quando lo scudiero di Berlusconi non era ancora direttore, vediamo che addirittura il telegiornale aveva quote di fiducia bulgare, superiori al Tg3 e quasi paritarie con quelle dei tg regionali.Anche la linea editoriale del Tg5, evidentemente, dacché ha preso ad andare a braccetto con quella del Tg1, appare meno credibile agli occhi dei telespettatori. Lo testimonia il calo di 8 punti percentuali, da 56 a 48%, della fiducia. Perdono nove punti ciascuno, poi, anche Tg2 e Studio Aperto passando l’uno dal 62 al 53% e l’altro dal 45 al 36%. Fanalino di coda, e non poteva essere altrimenti, il Tg4 di Emilio Fede con un misero e irrisorio 23%. Per quanto concerne i programmi d’approfondimento, molto apprezzati dagli italiani, quello che gode di più fiducia resta Ballarò, seguito da Annozero, cresciuto notevolmente negli ultimi mesi. Ottimi risultati anche per Report e i programmi di La7, Otto e mezzo e L’Infedele. Male, invece, Porta a Porta che cala, anche se di poco, e segue in scia il Tg1. In ribasso anche le quotazioni di Matrix. Per quanto concerne, infine, un indice generalizzato dei media informativi che gli italiani utilizzano per informarsi, lo strapotere televisivo resiste, ovviamente, ma perde colpi, scendendo fino all’82,9%, a dispetto del quasi 8% di dodici mesi fa. Cresce, invece, la radio che, dopo il leggero calo dello scorso anno (-0,6%), torna a salire, del 3% (43,4%). Aumenta, invece,  inaspettatamente solo dello 0,3%, l’audience di internet, che tocca quota 38,5% e resta, almeno per quest’anno, in coda alla radio. Benino anche i quotidiani, che guadagnano lo 0,8% (33,9% totale), male invece i periodici (-1,5% e 5,9% totale). (G.M. per NL)

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