Il mercato della fiction vale oggi 740 milioni di euro, ma potrebbe essere incrementato con il recepimento della direttiva europea in materia televisiva n.65 del 2007. Questa potrebbe consentire, ad esempio, l’introduzione del fantomatico product placement anche nelle fiction (attualmente accade solo nei film). Paolo Romani (foto), sottosegretario al ministero dello sviluppo economico, ha detto sì all’apertura di un tavolo con tutti i soggetti interessati per analizzare la direttiva e valutarne l’applicazione in maniera “soft”. Romani è intervenuto al convegno sul futuro della fiction, tenutosi ieri a Roma durante la seconda edizione di “Romafictionfest”, e ha dichiarato quanto segue: “credo che introdurre troppe regole all’interno del mercato audiovisivo non sia la soluzione giusta per un ulteriore potenziamento del settore”. Ci sono ancora alcune questioni che suscitano tensioni, ad esempio la situazione che riguarda i diritti di sfruttamento delle opere televisive: i produttori sono in una posizione debole rispetto a colossi come Rai e Mediaset. Fabiano Fabiani, presidente dell’Associazione produttori televisivi, a tal proposito si è espresso dicendo che “La nostra attività è precaria, perché al produttore non rimane nulla, né di materiale né di immateriale. La perdita di ogni forma di diritto sull’opera compromette la possibilità di investire in nuovi format”. Nel nostro paese però gli investimenti sulla fiction sono paragonabili allo standard del resto d’Europa (nel 2006 la cifra era circa 460 milioni di euro) anche se in percentuale i ricavi sono del 0-55% e, pertanto, inferiori rispetto alla media europea. La Fondazione Rosselli ha presentato ieri un’indagine condotta tra il 2002 e il 2007, dalla quale è emerso che, in Italia, le società che producono serie televisive sono 158; nel 2006 Rai, Mediaset e La7 hanno trasmesso 11.789 ore di serie tv italiane e straniere (il dato include prime tv e repliche). Sempre nell’anno 2006 il fatturato globale ha raggiunto quota 739,9 milioni di euro e quello medio per ogni singola impresa 6,8 milioni circa. Come riportato nell’edizione odierna di ItaliaOggi “La parte dei ricavi che si riferisce solo alla produzione di fiction è stimata in 507 milioni, pari al 68,5% del totale. Un trend positivo che, tra il 2005 e il 2066, ha subito un’ulteriore crescita del 5,7% passando da 700 a 740 milioni”. L’andamento economico dell’intero settore televisivo invece, nello stesso periodo, ha registrato una flessione dell’8% e questo sfata il mito che la tv sia nemica del grande schermo; rimane ancora il problema dell’import export che è negativo rispetto a quello dei maggiori competitor europei. La fiction nostrana ha pochissimo spazio in Francia e ancora meno in Spagna, mentre in Germania e nel Regno Unito vengono trasmesse 14 ore dei nostri prodotti in serie. Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, suggerisce di superare il problema con degli investimenti: “Per contrastare le difficoltà del momento gli sponsor investono di più e questa è buona politica. I pubblicitari capiscono che è il momento di guadagnare quote mercato”. Il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, sostiene che tra produttori e broadcaster è necessario ragionare in termini di partnership, ma Confalonieri non è d’accordo. Questo il suo commento: “Non credo nella cooperazione, ma nel conflitto di interesse”, ha dichiarato il presidente di Mediaset “in grado di raggiungere soluzioni ottimali e di far analizzare ai nostri produttori format talmente validi, da poter competere nel mercato internazionale e garantire l’internazionalizzazione”. (Silvia Bianchi per NL)