Mentre il ministro alla Giustizia Angelino Alfano rimane al centro del bombardamento mediatico per aver, ahilui, sponsorizzato un antipopolare progetto di legge di riforma forense – che effettivamente definire anacronistico-corporativistico è un eufemismo – si moltiplicano le azioni di protesta.
Insieme ai giovani avvocati, il 28, a Roma, scenderanno in piazza a protestare anche gli studenti di Giurisprudenza, il cui futuro, se il pdl diventasse legge, si tingerebbe di nero. Torna poi sull’argomento anche il presidente dell’Antitrust, che per prima aveva posto il veto su una riforma che costerebbe (in termini economici e sociali) tanto (agli italiani) per favorire pochi (gli avvocati, ma solo quelli ampiamente affermati). Nel panorama di "immobilismo generale" sul terreno della liberalizzazione delle professioni "si fa solo una legge di riforma forense che e’ peggiore di quella del ’39 sulle libere professioni e che mi fa rimpiangere quella legge", ha bollato senza mezzi termini il testo attualmente in discussione al Parlamento Antonio Catricalà, giurista alla guida dell’autorità indipendente per la sorveglianza del mercato e della concorrenza. Nel suo intervento al ‘Consumers’ Forum’ Catricalà ha incalzato: "penso che quella legge vada rivista, vada fermata, non perche’ non fara’ contenti Abi e Confindustria, ma perche’ non saranno contenti i cittadini e i giovani". La bozza di riforma che sta facendo inviperire milioni di italiani (professionisti e non) era stata pesantemente criticata nei giorni scorsi anche da Agcom.