Personaggio eccentrico, originale, rissoso, Vittorio Feltri (foto). Certo, un giornalista con la “g” maiuscola, di quelli dall’eloquio e dalla penna tagliente, persuasiva, spiazzante. In un’accattivante intervista concessa alcuni giorni or sono al quotidiano d’informazione economica “Italia Oggi”, il direttore di “Libero” ha spaziato su diversi temi, d’attualità e non, annunciando, infine, l’imminente uscita nelle edicole di un’appendice economica del quotidiano da lui diretto, che si chiamerà “Libero Mercato”. Il supplemento sarà disponibile dal prossimo 3 maggio e, per la sua direzione e gestione, Feltri annuncia che non ci saranno rivoluzioni in redazione: quattro o cinque giornalisti, che attualmente si occupano delle pagine economiche di “Libero”, passeranno alla gestione di “Libero Mercato”, ed altri tre o quattro innesti completeranno la rosa. L’idea, sostiene Feltri, bazzicava nella sua mente già in tempi non sospetti e, con un balzo temporale all’indietro di circa quindici anni, ricorda: “E’ vero, ci penso da almeno quindici anni. Al “Giornale” avevo preso Osvaldo De Paolini e Guido Rivolta, volevo fare un economico. Ma i cosiddetti dirigenti di allora mi dissero che c’erano problemi tecnici, fare due dorsi separati, chiuderli ad un orario opportuno per la redazione e la tipografia, compiegarli insieme. E non se ne fece nulla”. La sua rivincita, a quindici anni dall’esperienza al “Giornale”, Feltri se l’è presa. E si preannunciano tempi duri per il mondo economico italiano, data la nota vena polemica del giornalista nei confronti dell’economia del nostro Paese e (data la sua mai celata passione politica e avversione per quelli che in modo un po’ retrò, cosa che mal si adatta alla sua figura, chiama ancora “comunisti”, nei confronti del mondo economico che fa capo ai partiti del centro-sinistra, le cosiddette coop rosse) la sua impossibilità a sottrarsi all’ebbrezza del titolone (come dimenticare, il day after l’impresa “mondiale” degli azzurri contro i tedeschi padroni di casa: “Beccatevi ‘sti due wurstel”). Rilancia, infatti: “così abbiamo un’opzione in più, possiamo fare due titoloni”. Poi, tra un anticipo sulla struttura di “Libero Mercato” e un’impressione sui fatti di stretta attualità, il direttore di “Libero” spazia tra un giudizio su Vallettopoli, Corona e tutto ciò che c’è dietro, e una “randellata” nei confronti di qualche collega poco amato (“Non faccio imitazioni. Men che meno di Belpietro. Basta e avanza l’originale”). E alla fine confida: “Diciamo che non sono un habituè della stampa economica: la guardo, qualche volta la leggo”. Non sarà certo lui il lettore-modello cui “Libero Mercato” si indirizzerà, ma qualcosa, in termini di marketing giornalistico, Feltri ha da insegnarla a tanta gente. E se dice che il supplemento sarà un successo c’è da fidarsi. L’interessante intervista finisce, parlando delle sue abitudini personali di giornalista navigato e mai banale, mentre l’intervistatore fornisce ai lettori un affresco del suo ufficio, tra una macchina da scrivere d’annata, un busto (anzi due) di Benito Mussolini, una bandiera americana ed una bottiglia di vino “Vincere”, con tanto di camerata immortalato in posa da saluto romano. (Giuseppe Colucci per NL)