Finalmente sono state pubblicate le attese graduatorie per la riassegnazione delle frequenze alle tv locali transitate al DTT prima del 2011.
In disparte ogni considerazione sulla ridda di ricorsi agli organi giurisdizionali amministrativi che esse genereranno recando seco un’incertezza costante delle assegnazioni, va osservato come, in realtà, altro non si sia concretato che quello che da anni andavamo scrivendo su queste pagine: il compimento dello sterminio delle ingombranti (in termini di occupazione dello spettro elettromagnetico) piccole e medie tv locali. Quando le associazioni di categoria che oggi sbraitano contro l’illegittimità delle procedure amministrative di assegnazione esaltavano trionfalmente l’avvento del digitale terrestre – a loro dire foriero di sensazionali opportunità di business – su queste pagine mettevano in guardia gli operatori circa il trappolone che il governo di turno stava elaborando per favorire i provider telefonici affamati di frequenze per sviluppare la banda larga senza intaccare i patrimoni dei superplayer televisivi (vedi editoriali in archivio). Ma non ci fu niente da fare; accecati dal luccichio dell’eldorado prospettato dalle loro poco perspicaci rappresentanze, gli editori locali saltellavano canticchiando verso il patibolo digitale. Con la decapitazione delle teste illuminate, oggi nient’altro si conclude che un processo annunciato: la fase 1 dell’annientamento delle tv locali (delle sorti delle quali, invero, all’opinione pubblica frega nulla) e s’avvia la fase 2, che si celebrerà nel 2015 con il nuovo switch-off per liberare i canali 50/60 UHF da destinare ancora una volta al potenziamento del web senza fili.