La pagina di Facebook con le minacce al premier Silvio Berlusconi verra’ chiusa e tutti coloro che sono intervenuti verranno denunciati alla magistratura.
Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni in visita all’Aquila, presso la sede della Prefettura, nella sede della Guardia di Finanza di Coppito. "C’e’ una massima attenzione delle forze dell’ordine che deriva da questi fatti", ha detto Maroni. Che ha aggiunto: "Non credo che in nessun Paese del mondo qualcuno possa scrivere su un sito ‘uccidiamo il premier’". "Abbiamo dato disposizione perche’ questo sito venga chiuso e tutti coloro che sono intervenuti sul sito vengano denunciati alla magistratura". Per Maroni, quanto e’ accaduto, "e’ apologia di reato, se non peggio". Della questione, ha ricordato il ministro, si e’ discusso nel corso del Comitato per l’ordine e la sicurezza, al quale era stato invitato anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano, per discutere del piano straordinario in dieci punti contro la criminalita’ organizzata che e’ in fase di messa a punto. Per Maroni, le minacce al premier sono riferibili a "un problema di cultura. E’ una cosa sconvolgente – ha aggiunto il ministro – se passa il principio che si possono scrivere queste cose impunemente c’e’ il rischio che poi a qualcuno venga in mente di metterle in atto". Quanto e’ accaduto, ha continuato, "e’ frutto di un’azione quotidiana e capillare di denigrazione del presidente del Consiglio, e non solo, che viene fatta da tempo e che poi puo’ portare qualche mente malata a ipotizzare azioni di questo tipo". Per il ministro dell’Interno, che si dice "molto preoccupato", sarebbe utile "smettere gli atteggiamenti di demonizzazione dell’avversario politico", poiche’ la situazione puo’ sfuggire di mano. Intanto è in pieno svolgimento l’inchiesta aperta ieri dalla Procura di Roma. Il procuratore aggiunto Nello Rossi ha dato incarico alla polizia postale di provvedere ad inoltrare in California, a Palo Alto, la richiesta di ‘oscuramento’ dei settori occupati dai 4 gruppi e di raccogliere tutti i dati relativi ai componenti e, ancora, di farsi consegnare la documentazione necessaria per far si’ che vengano bloccate le minacce. Per il momento si esclude la possibilita’ di ricorrere ad una rogatoria internazionale, considerate le difficolta’ della procedura. Si attendono quindi le risposte. Per ora il reato ipotizzato e’ solo quello di minacce gravi, poi una volta in possesso dei dati richiesti attraverso la polizia postale il magistrato potra’ valutare se ci siano ipotesi di istigazione a delinquere. (Adnkronos)