Senza consenso, limiti ai motori di ricerca per l’uso indiscriminato dei dati.
Ogni nuova tecnologia o servizio ha, indubbiamente, enormi potenzialità e suscita un’attrattiva molto forte sui nuovi utilizzatori ma, il più delle volte, nasconde anche delle insidie per la tutela della privacy. Allo stato dei fatti, questo è il momento dei social network, piazze virtuali dove gli internauti si incontrano, scambiano materiale, chattano, partecipano a quiz e – come recita lo slogan di uno dei più famosi – si ha la possibilità di “aprire e condividere il tuo mondo con gli altri”. Va da sé che tutto ciò costituisca terreno fertile per qualunque violazione afferisca alla sfera della privacy e della tutela del dato sensibile. Per il Garante – Francesco Pizzetti – al momento ci sono solo deboli contromisure per tutelare i propri dati, i quali, una volta immessi in rete, possono facilmente finire alla mercè di tutti. Come sempre, in questi casi, le raccomandazioni più incisive, oggetto della Conferenza di Strasburgo dei giorni scorsi, sono state rivolte agli ISP, i quali – si legge in un documento – “hanno una precisa responsabilità nel funzionamento dei vari aggregatori sociali virtuali”. In tal senso, gli ISP sono tenuti ad informare i propri utenti dei rischi connessi alla veicolazione dei dati personali e a limitare l’accesso ai profili degli utenti. Infatti, i social network hanno l’obbligo di rendere inaccessibili questi dati ai motori di ricerca, a meno che il proprio iscritto non abbia rilasciato un esplicito consenso. (M.P. per NL)