Per poche ore, il terreno dello scontro internazionale sulla censura si sposta dalla rete al satellite televisivo. i protagonisti, questa volta, si trovano in terra caucasica.
Tbilisi contro Mosca, come un anno e mezzo fa. Questa volta però di mezzo non ci sono carri armati e tentativi secessionisti, ma solo forti interessi politico-industriali, a fare da sfondo alla vicenda. Il colosso satellitare europeo Eutelsat è stato duramente attaccato nei giorni scorsi, reo d’aver oscurato – o, meglio, negato l’accesso al satellite – Pervyi Kavkazki, primo operatore satellitare nell’area caucasica ed in lingua russa, non soggetto ai dettami del Cremlino. E proprio Mosca ed il suo governo, secondo quanto sostenuto dall’emittente tv e dal presidente georgiano Mikhail Saakashvili – filo-occidentale, eletto nel 2003 – ad aver fatto da burattinaio a quest’operazione. Eutelsat, infatti, ha firmato lo scorso 15 gennaio un accordo con Intersputnik, una società russa in affari con Gazprom Media, la divisione media del colosso del gas, notoriamente sotto l’egida del Cremlino. Dal momento che non corre buon sangue tra Russia e Georgia e che un canale antagonista in lingua russa creerebbe squilibri nella regione, dal punto di vista di Medvedev e soci, il governo di Mosca avrebbe pensato bene – a detta di Pervyi Kavkazki e Mikhail Saakashvili – di chiedere un aiutino al suo nuovo indiretto partner industriale e bloccare le trasmissioni della tv satellitare. Dal canto suo, Eutelsat si difende sostenendo che l’interruzione è dovuta al regolare decorso del periodo di prova sui propri canali cui Pervyi Kavkazki era soggetta, in attesa della possibile sigla di un contratto. “Speriamo che il governo, i politici e i media della culla della democrazia aiutino questa rete a tornare in onda – ha, però, attaccato il presidente georgiano – "Un tale precedente di capitolazione di fronte a Gazprom è pericoloso per la democrazia europea”, di cui Saakashvili è un seguace ideologico, perlomeno sulla carta. E sempre in riferimento alla società televisiva con sede a Parigi, ha proseguito, utilizzando apertamente il termine censura: “si tratta di un pericoloso precedente in materia di censura politica internazionale”. Chiosando, in questo modo, le affermazioni rilasciate il giorno precedente (l’1 febbraio) dai responsabili di Pervyi Kavkazki. “Eutelsat ha deciso di cedere alle pressioni dei suoi clienti russi piuttosto che rispettare la legge, – si legge in un comunicato reso noto dall’emittente – e il messaggio è chiaro: una rete in lingua russa non controllata dal Cremlino non può trasmettere alle popolazioni russofone”. Pervyi Kavkazki era visibile non solo per i cittadini georgiani ma anche in Ucraina, Bielorussia e nelle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, nella regione caucasica. (L.B. per NL)