Anno nuovo, Europa nuova. Con l’ingresso di Romania e Bulgaria, membri numero ventisei e ventisette della rinnovata Europa senza frontiere, la morfologia della Comunità Europea muterà in molti aspetti, non ultimo quello che riguarda i media. Perché, se è vero, che i due paesi dell’est si trovano in condizioni socio-economiche certamente più arretrate rispetto ai paesi dell’Europa occidentale, è pur vero che il “carico mediatico” che essi portano in dote all’UE è notevole. Oltre duecento emittenti televisive, più di sessanta quotidiani, un centinaio di pubblicazioni periodiche e settori della multimedialità in piena espansione, sono dati molto importanti se si pensa alla condizione in cui versavano questi Stati appena 15-20 anni fa. Certo, c’è ancora molto da lavorare a riguardo poiché, se è vero che la mole di quotidiani, periodici e televisioni risulta notevole, i settori più innovativi della comunicazione mediale e dell’information technology risultano ancora decisamente arretrati rispetto agli standard europei. Ma la fiducia che si nutre nei confronti di un’espansione e di una qualificazione del settore mediale di questi paesi è enorme. Secondo quanto si apprende dall’indagine Euroeastmedia, elaborata dalla concessionaria di Rcs, Blei, gli investimenti pubblicitari sui vari mezzi di comunicazione, in Romania e Bulgaria, risultano ancora troppo radicati al mezzo stampa e non sfruttano ancora a pieno le potenzialità dei new media. Basterà avere un po’ di pazienza e considerare che, ad esempio, in Romania appena pochi anni fa esisteva un solo canale televisivo di Stato, che trasmetteva per appena tre ore giorno, mentre oggi si possono rilevare due canali statali con palinsesti che occupano la durata di tutta una giornata (o quasi, come in tutti gli altri Stati), diverse emittenti regionali, tre grosse stazioni tv private commerciali, cinque satellitari ed un centinaio di locali. Se queste sono le prospettive di sviluppo, benvenute Romania e Bulgaria. (L.B. per NL)