Europa 7: parla Di Stefano

Dopo la “sentenza” europea che gli dà ragione, ecco un’intervista di Francesco Di Stefano, patron di Europa 7, a ‘Repubblica’


da Millecanali

Vediamo cosa dice Di Stefano, intervistato da Giovanni Valentini:

«Aveva sempre detto che sarebbe andato fino in fondo e ha mantenuto la parola. Il signor Nessuno ha vinto la battaglia per la sua Tv-fantasma. Francesco Di Stefano, 54 anni, imprenditore, abruzzese di Avezzano, ha impiegato dieci anni per far valere davanti alla Corte di Giustizia europea i diritti di Europa 7, l’emittente che nel ’99 s’aggiudicò una concessione nazionale televisiva e da allora aspetta le frequenze per poter trasmettere. Un caso inedito, unico al mondo, una storia inverosimile arrivata ormai all’epilogo.

Che cosa farà, adesso, signor Di Stefano?
“Aspetto di essere risarcito dallo Stato per i danni che ho subito e poi di avere finalmente le frequenze per cominciare a trasmettere”.

Quanto ha chiesto esattamente a titolo di risarcimento?
“Avevo chiesto 800 milioni di euro fino al 2004, quando presentai il ricorso, se avessi ottenuto le frequenze che mi spettano. In caso contrario, tre miliardi di euro”.

Ma se fosse costretto a scegliere, soldi o frequenze, che cosa sceglierebbe?
“Non scelgo. Ho diritto ad avere sia il risarcimento sia le frequenze”.

E la sua Tv sarebbe pronta a trasmettere?
“Siamo pronti dal ’99. Abbiamo gli studi più grandi d’Italia, anzi d’Europa: tremila metri quadrati, nel vecchio stabilimento della Voxson, alle porte di Roma nella Tiburtina Valley. È lì che la Rai viene a realizzare trasmissioni come “La bella e la bestia”, “Notti sul ghiaccio” e adesso “Uomo e galantuomo”. Poi abbiamo programmi, regia, tecnologie…”.

Quanta gente lavora per “Europa 7”?
“Al momento, in attesa di ottenere le frequenze, abbiamo 35 dipendenti fissi e molti free-lance e part-time”.

E quanto ha speso, in questi anni, per tenere in piedi la struttura?
“All’incirca 100-120 milioni di euro, dieci milioni in media all’anno”.

Scusi l’invadenza, ma dove li ha presi?
“Innanzitutto dall’affitto degli studi. E poi, dai proventi di altre attività, imprenditoriali e finanziarie”.

Ora dove dovrebbe recuperare lo Stato queste frequenze, a chi dovrebbe toglierle? A Retequattro, per mandarla sul satellite o sul digitale terrestre?
“Non mi interessa dove le deve prendere né a chi le deve togliere. In base a quello che hanno stabilito lo stesso ministero e la stessa Autorità sulle comunicazioni, so che alcune reti utilizzano frequenze eccedenti, cioè in esubero. E tra queste, c’è anche Retequattro che non ha neppure una concessione, ma un’autorizzazione transitoria”.

Posso chiederle se in questi anni ha mai avuto contatti con Silvio Berlusconi o con Mediaset?
“Mai. Fino a oggi siamo stati sempre considerati come appestati”.

Di chi è la colpa di tutto ciò, secondo lei?
“È un festival di colpe! Vede, in questo momento provo una grande gioia. Ma l’amarezza è ancora più grande. La colpa è di tutte le istituzioni, di tutti i governi, di tutti i ministri che si sono succeduti in questi anni. Sono tutti ugualmente colpevoli di questa ingiustizia”.

Anche l’ultimo governo di centrosinistra?
“Certo. E infatti, i politici di centrosinistra tacciono. Dopo aver dichiarato guerra in campagna elettorale alla legge Gasparri, hanno mandato gli avvocati dello Stato a difenderla in Europa. Oggi il loro silenzio equivale a un’ammissione di colpa”.

Lei si sente più deluso o tradito dal centrosinistra?
“Tradito. Ma, più che me, il centrosinistra ha tradito soprattutto il popolo italiano. Bastava un decreto-legge per mantenere gli impegni. Sono passati quasi due anni e non hanno concluso niente”.

Con questa sentenza europea, siamo arrivati alla fine del duopolio televisivo in Italia?
“Me lo auguro vivamente”.

E lei, con una sola rete, pensa di poter competere con due colossi come Rai e Mediaset?
“Sì. Penso che si possa. Fra Rai e Mediaset non c’è una vera concorrenza. E perciò credo che esista uno spazio per fare una televisione diversa”.

Che tipo di Tv?
“Una Tv libera. Non c’è e non c’è mai stata in Italia. Una Tv distante e distinta dai partiti. Vicina ai cittadini e ai loro interessi reali”.

Ma qual è precisamente il modello che ha in testa?
“Quello già contenuto nel progetto con cui abbiamo ottenuto la concessione, con il massimo punteggio per la programmazione di qualità. Un modello imperniato sull’informazione e sull’approfondimento”.

Dovrà prevedere nel palinsesto anche un po’ di intrattenimento…
“È ovvio: a cominciare dalla satira. Il nostro “Seven Show” ha sfornato decine di nuovi comici di successo ed è stato copiato da tutti. Ma non faremo reality, tipo “Il Grande fratello” o “L’isola dei famosi””.

Per lei, che cosa significa “Tv di qualità”?
“Una Tv che si occupa dei problemi sociali. Una Tv che non manipola o nasconde le notizie. Capace di dare a voce a tutti quelli che hanno qualcosa di nuovo e interessante da dire. Anche agli sconosciuti, come me”.

Politicamente, oggi lei come si colloca?
“Non mi colloco. Non mi riconosco né nella destra né nella sinistra. Voglio avere a che fare solo con gente seria”.

Si dice che ora potrebbe acquistare “l’Unità”. È vero?
“Mi piacerebbe. Ma non dipende da me. È l’attuale proprietà che deve decidere se vendere, a chi e a quali condizioni. Noi siamo disponibili. Confermo il mio interesse”».

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