Chi si aspettava la partenza delle sospiratissime trasmissioni di Europa 7, la tv che non c’é e che per esserci ha mobilitato tutti gli organi giurisdizionali possibili, probabilmente dovrà attendere ancora. Centro Europa 7′ (la società editrice) si è rivolta al TAR del Lazio per chiedere la sospensione prima, e il successivo annullamento in sede di giudizio di merito, del decreto ministeriale con il quale l’11 dicembre scorso, assegnando le frequenze televisive, ne ha affidato alla società una sola (il canale VHF 8), anche se in esclusiva (caso unico in Italia). Il ricorso dell’editore Di Stefano, che dovrebbe obbligatoriamente avviare le trasmissione entro luglio, si fonda sull’assunto che l’assegnazione di una sola frequenza televisiva sarebbe insufficiente ad assicurare la copertura dell’80% del territorio nazionale e dei capoluoghi di provincia così come richiesto dalla normativa. Così ieri, davanti alla III sezione Ter del tribunale amministrativo è arrivata la questione in discussione. Tuttavia, come spiega un lancio ANSA, tutto si è risolto in un rinvio tecnico dell’udienza. “Abbiamo scoperto – ha detto un legale di Europa 7, Ottavio Grandinetti – che il nostro consulente, la società Irte, incaricata di sostenere tecnicamente l’insufficiente copertura territoriale in relazione alle frequenze assegnate, ha redatto una perizia sulla stessa questione su incarico del ministero nostro concorrente in giudizio. Il rinvio accordato dai giudici ci consentirà di venire a capo della vicenda e valutare il da farsi”. E pensare che ci sarebbero emittenti che venderebbero l’anima al diavolo pur d’avere la frequenza che Di Stefano snobba. "Avevamo vinto una Ferrari con una frequenza che copriva l’80% del territorio. Ora ci danno una bicicletta", si era lamentato Di Stefano all’indomani del caval donato.