da Media 2.0 il blog di Marco Mele (Il Sole 24 Ore)
Fusse che fusse la vorta bbona, diceva Manfredi…
Nel luglio 2009 saranno dieci anni da quando Centro Europa 7 ricevette la concessione nazionale televisiva.
La soluzione l’ha trovata Antonio Sassano, uno dei maggiori esperti europei sulle frequenze, direttore generale dimissionario (forzato) della Fondazione Bordoni e docente alla Sapienza. Neanche convocato alla prima riunione di Italia Digitale, nella nuova versione della cabina di regia sulla transizione alla tv numerica, eppure creatore del modello Sardegna, Sassano ha esposto la sua soluzione al Consiglio dell’Agcom. Quella, appunto, del canale 8 in banda VHF. Che assicurerebbe a Europa 7, come dice lo stesso Sassano nella sua relazione tecnica, una copertura pari al 70% della popolazione sia in digitale che in analogico.
Europa 7, saggiamente, dice: “Dalle parole ai fatti. Le avete trovate, ora assegnatele, poi vediamo”.
Se non vi saranno colpi di coda – non sono da escludere – l’assegnazione del canale 8 in VHF non sarà certo l’attuazione della sentenza della Corte di Giustizia europea del gennaio 2008. perchè lascerebbe immutato il regime transitorio analogico, riprodotto tale e quale dal “generale assentimento” previsto dalla legge Gasparri. Per la prima volta, comunque, Europa 7 potrà comunciare a fare televisione, riservandosi di chiedere al Consiglio di Stato un’integrazione in termini di frequenze e/o di risarcimento pecuniario (con soldi pubblici).
La soluzione del canale 8 in banda VHF-III. Si tratta di un nuovo canale, che, quindi, nulla toglie alla trasmissione di Rai1 su banda VHF. Certo, la soluzione trovata, la cosiddetta ricanalizzazione, impone la risintonizzazione dei televisori e la riconfigurzione di una parte delle antenne riceventi. Le radio digitali, inoltre, dovranno sospendere la propria sperimentazione nella banda VHF III fino a quando occuperanno il canale 12 di tale banda, quello definitivo, al momento del passaggio al digitale, regione per regione.
Niente di tutto ciò sarebbe avvenuto senza la Conferenza di Ginevra del 2006, che ha imposto la ricanalizzazione della banda VHF III e senza la sentenzza della Corte di giustizia europea che ha giudicato imcompatibile con le norme comunitarie il regime italiano delle frequenze televisive. Senza che nessuno, finora, abbia mai pensato di attuarla. Il Ministero neanche la cita nel suo comunicato.
Però, hanno dovuto tenerne conto.