Lo standard DVB-T2 può essere considerato “piattaforma emergente”? Non secondo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che non lo ha inserito nella lista delle innovazioni tecnologiche e di mercato che meritano l’applicazione della disciplina speciale prevista per i diritti sulla trasmissione delle partite di calcio.
Non molti ne sono al corrente, ma un decreto legislativo di tre anni fa (n. 9 del 9 gennaio 2008), dettando le nuove regole della commercializzazione dei diritti audiovisivi degli eventi sportivi, ha determinato una disciplina speciale per le piattaforme tecnologiche “emergenti”, ovvero sistemi di diffusione dei prodotti audiovisivi su reti di comunicazione elettronica che presentino caratteristiche innovative dal punto di vista tecnologico e allo stesso tempo abbiano le potenzialità economiche per creare nuovi mercati. A queste piattaforme viene riconosciuto il diritto di ottenere diritti sportivi non esclusivi con prezzi commisurati all’effettiva utilizzazione dei prodotti da parte degli utenti. Un trattamento di favore, insomma, al fine di sostenere la crescita delle tecnologie innovative. E proprio all’Agcom è stato affidato il compito di individuare queste piattaforme, con cadenza biennale. L’ultima Delibera in materia risale a fine 2009 (è la 665/09/CONS), e ha stabilito come “emergenti” l’IPTV, la televisione su rete mobile (GSM-GPRS/EDGE e UMTS-HSDPA) e il DVB-H. Nello stesso provvedimento si parla del DVB-T2 come “evoluzione migliorativa” della televisione digitale terrestre (così come per il DVB-S2 in ambito satellitare), e non si attribuisce a questa tecnologia lo status di piattaforma a sé stante. Da qui la decisione dell’Autorità di non concedere ad Europa 7 quello status che permetterebbe all’ex “tv che non c’è” di entrare nel ghiotto mercato delle trasmissioni sportive con un evidente vantaggio competitivo, garantendole probabilmente quel salto di qualità che finora non pare esserci stato, nonostante lo sforzo tecnologico e di marketing per distinguersi come realtà innovativa nel panorama televisivo italiano. Al di là della necessità di aggiornare alcune valutazioni, che appare in alcuni casi evidente (il DVB-H è uno standard che definire “in declino” è un eufemismo), dal punto di vista tecnico in realtà ben poche obiezioni si possono muovere ad Agcom. Il DVB-T2 infatti è uno standard che è stato sviluppato per sfruttare meglio la banda messa a disposizione da un canale televisivo digitale. La maggiore efficienza può essere sfruttata sia per trasmettere più contenuti (ad esempio più trasmissioni HD) nello stesso multiplex che per rendere più “robusto” il segnale, grazie a tecniche di correzione d’errore avanzate che possono aiutare a risolvere i problemi di interferenza o di bassi livelli di campo. Proprio per questo però lo standard può essere considerato come il naturale consolidamento di una tecnologia già ampiamente diffusa, quella del DTT. Non una rivoluzione quindi, semmai una maturazione. Nonostante il marketing. Sarà in ogni caso il TAR, interpellato in proposito e per l’ennesima volta dall’emittente di Di Stefano, a dare le sue valutazioni. Per Europa 7 la guerra non è evidentemente mai finita. (E.D. per NL)