Secondo il settimanale inglese Time è l’iPhone l’invenzione dell’anno, l’idea più brillante del 2007. Eppure, si fa fatica a capire in che cosa risieda questa grande novità. Ad un primo sguardo, l’iPhone – ultimo nato della Apple di Steve Jobs – sembra un classico cellulare un po’ grosso: forma rettangolare di 11,5 per 6,1 centimetri, spessore 11 millimetri, 135 grammi. Ma dopo averci “smanettato” un pochino si capisce che di classico c’è ben poco, anche se forse Jobs esagerava quando per lanciarlo diceva: “Di solito un uomo è fortunato se assiste a una grande rivoluzione. Io sono già alla seconda”. Ci sono invenzioni che si stampano subito nella memoria, perchè derivano da conquiste scientifiche importanti: la radio, per esempio, applicazione delle onde elettromagnetiche. Ma ci sono invenzioni deboli, che si limitano ad assemblare tecnologie già esistenti: il cellulare è una di queste; telefono, radio e gambe c’erano già. L’unione delle tre cose però è stata esplosiva. Oggi spesso ci chiediamo come si faceva a vivere senza telefonino. Sul mercato il cellulare ha dimostrato di essere un prodotto fortissimo. Lo stesso discorso vale anche per Internet: c’erano le reti di telecomunicazione, c’era il computer; ma far sì che tutti i computer parlassero tra loro tramite la rete è stata una cosa che ha cambiato il mondo. Eppure i futurologi non avevano previsto né i cellulari né Internet. Il primo esempio di invenzione debole fu il walkman, oggi evolutosi nell’iPod: il dispositivo per ascoltare musica camminando nacque il 1° luglio 1979. Suoi padri furono il presidente della Sony, Akio Morita (1921-1999), e il presidente onorario, Masaru Ibuka (1908-1997). In origine doveva essere un registratore tascabile per giornalisti, ma il prototipo non andava bene; Morita decise allora di togliere la sezione registatore e di sfruttare tutto ciò che restava. Fu un trionfo. Gli storici della tecnologia si chiedono ancora oggi quale fosse la vera invenzione: la musicassetta infatti l’aveva già brevettata la Philips nel 1963 ed il nastro magnetico risale al 1934, quando vennero scoperte le ferriti. La forza dell’iPhone consiste nel mettere insieme tante invenzioni deboli. È un cellulare quadriband, ma è anche un computer palmare con sistema operativo Mac OS-X e un iPod con funzioni audio, foto e video; si collega a Internet in modalità wi-fi, scarica filmati da YouTube, riceve e invia e-mail, parla ad altri computer e apparecchi elettronici con il Bluetooth, naviga nelle mappe di Google. Ma soprattutto l’iPhone monta uno schermo multitouch: si tocca e sfoglia come le pagine di un libro. Così l’iPhone restituisce al mondo virtuale una parvenza di fisicità. La sua grafica è inoltre nuova e accattivante: l’icona di un aeroplanino arancione ad esempio avverte che non c’è copertura di rete, proprio quando siamo in volo sopra l’oceano. Un sensore di prossimità a raggi infrarossi spegne lo schermo quando lo si avvicina all’orecchio, per risparmiare energia; un altro adatta a quella ambientale la luminosità dello schermo. Un accelerometro capacitativo orienta poi l’immagine nella posizione più favorevole. Apple si è limitata ad acquistare licenze o intere aziende che quelle licenze detenevano per poi riassemblare il tutto e dal luglio scorso negli Stati Uniti ha già piazzato sul mercato ben ventidue milioni di esemplari dell’iPhone. (Paolo Masneri per NL)