Un’estate particolarmente afosa quella della tv italiana, che preannuncia situazioni caotiche per i mesi a venire (giusto per non farsi mancare le tribolazioni autunnali).
A cominciare dalla Rai che, fra i problemi dovuti al canone in bolletta da gestire e l’intento ormai quasi mitico di fare anche lei concorrenza agli OTT, si vede piovere addosso lo scandalo degli stipendi d’oro. Non si fa mancare niente nemmeno Sky, che, dietro l’entusiasmo di facciata che annuncia il segno più in termini di abbonati e ricavi nasconde il calo degli utili che attribuisce agli investimenti fatti per i Set top box. Ma capofila per le polifemiche problematiche non può che essere Mediaset, che nel giro di due giorni è passata dall’euforia per aver scaricato la patata bollente Premium a Vivendi al chiamare a raccolta gli avvocati e lanciare minacce oltralpe per il passo indietro di Bolloré, bollente d’ira per il ritenuto incauto acquisto. Difficilmente le due parti avranno futuri dialoghi e probabilmente il Biscione dovrà mantenere a lungo sul groppo una letterale "pay" tv. Chiude il cerchio la questione dei diritti di trasmissione in Europa: proprio mentre broadcaster e produttori di contenuti pregano l’Unione di concedergli di sollazzarsi ancora con la territorialità dei diritti audiovisivi, l’Europa risponde in maniera chiara, anche se indiretta, obbligando Paramount a rimuovere dai contratti siglati con Sky Uk il vincolo a diffondere i suoi contenuti solo nel Regno Unito. Stop. Urge a tutti qualche giorno di vacanze.