Il deputato di An dice: se passa il taglio del 7%, io porto i libri in Tribunale. Semplice trovata auto-pubblicitaria o amore per l’informazione? Enzo Raisi, furioso con il governo dopo i promessi tagli all’editoria sulla prossima Finanziaria, vuol portare l’argomento in Tribunale.
“Se passa il taglio del 7%, io porto i libri in Tribunale”, ha dichiarato senza mezzi termini, promettendo battaglia su tre campi: i banchi parlamentari, le vie legali ed il settore interessato, dal momento che è amministratore del “Secolo d’Italia”, voce di Alleanza Nazionale. Raisi, quarantasei anni, bolognese di nascita, ha alle spalle una lunga e ricca carriera da imprenditore, pur avendo sempre, fin dall’adolescenza, coltivato la sua passione per la politica, parallelamente a quella per il suo lavoro. Laureato in Scienze Politiche, due Master (uno in Marketing e Commercio Internazionale presso l’IFOA di Reggio Emilia, poi un secondo al North East Wales Institute, in Gran Bretagna), Raisi negli anni ottanta lavora nel campo del commercio, pur portando avanti le proprie battaglie nelle file del Fronte della Gioventù, costola giovanile del Movimento Sociale Italiano. Vivendo e studiando a Bologna, sono anni duri per Enzo Raisi, dal momento che il gruppo di neofascisti di cui faceva parte era costantemente preso di mira e perennemente in guerra (erano gli anni di piombo quando Raisi iniziava a frequentare il giro) con i propri antagonisti di sinistra. Dopo aver assunto l’incarico di Dirigente Nazionale del Movimento Sociale (sino alla svolta di Fiuggi del 1995), nel 1985 entra in Consiglio Comunale a Bologna, dove rimarrà, ricoprendo diverse cariche, fino al 1995. Dal 2001, tra le file di Alleanza Nazionale, è deputato della Repubblica, eletto nelle legislature XIV e XV e membro della “Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini di guerra nazifascismi” (2003-2006), e della “Commissione Parlamentare di Inchiesta concernente il Dossier Mitrokin e l’attività di Intelligence italiana” (2005-2006). Da poco più di un anno e mezzo, poi, il partito gli ha affidato la carica di Amministratore dell’organo d’informazione, il “Secolo d’Italia”, con il preciso compito di risanarne i conti economici perennemente in rosso. In collaborazione con la direttrice, Flavia Perina, sta tentando di risollevarlo, cominciando da una rivoluzione grafica e da un taglio netto dei costi. Ora la redazione è composta esclusivamente da 12 persone, dopo che la proclamazione dello stato di crisi aveva permesso la messa alla porta di circa un terzo della stessa, tra giornalisti, poligrafici e dipendenti. Inoltre, in collaborazione con la Perina, il nuovo “Secolo d’Italia” di Raisi ha lanciato alcune iniziative per incrementare il bassissimo numero di copie vendute e di abbonamenti: l’ultima è quella dello scorso 7 ottobre, con il “Secolo” venduto come settimanale alla domenica. Alla fine sono riusciti a riacquistare circa 2000 abbonamenti. Ma il possibile abbattimento delle provvidenze ai giornali rimanderebbe il quotidiano all’inferno: da qui la battaglia di Raisi, che promette di portare l’editore in Tribunale. (G.M. per NL)