“In tutto questo tempo ho pensato: prima o poi l’esilio finirà”, ed infatti, a cinque anni di distanza dall’ultima puntata de “Il fatto”, l’ottantaseienne giornalista Enzo Biagi, firma prestigiosa e storica del nostro giornalismo (in un momento come questo, in cui le firme sono qualcosa di così raro), sta per tornare alla carica. Lo avevamo annunciato nei giorni scorsi, in seguito al suo gioioso annuncio, durante la trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, ed ora la notizia è stata ufficializzata dai vertici della Rai. Biagi tornerà in tv nella prossima primavera, con una trasmissione, neanche a dirlo, di attualità, sui fatti (e i misfatti) del nostro paese, sulla cronaca storico-politica e sui personaggi di primo piano del nostro presente e del nostro passato. La prima puntata sarà un lungo speciale di un’ora e mezza, in prima serata, di domenica sera; le altre otto puntate andranno in onda di lunedì sera al posto di Primo Piano. Lo staff sarà sempre lo stesso, quello che ha fatto la fortuna de “Il fatto”, con Loris Lazzaretti a fare da co-autore (è stato regista delle 845 puntate de “Il fatto”); solo la rete cambierà, con l’addio alla rete ammiraglia e lo “sbarco” a Raitre, che “è la rete che mi assomiglia di più, l’ho scelta io, perché la sento più vicina”, afferma sorridendo il giornalista. Era convinto che l’esilio sarebbe finito e, nonostante la veneranda età e sei bypass a carico (ma la testa è quella di sempre), la sua tenacia lo ha accontentato, dopo cinque anni di sofferenza ai margini dell’informazione, senza poter dire la sua su tutti i fatti che hanno segnato l’Italia nell’ultimo quinquennio. In una breve intervista, annuncia alcune delle priorità delle quali discuterà nel programma (di cui non è ancora stato reso noto il titolo), dal caso-Welby (“Pensate a quest’uomo, stanco della vita che chiede per pietà di farlo morire, quando tutti chiediamo di vivere”), ai sondaggi su ciò che i giovani conoscono della strage di piazza Fontana (argomento scabroso, poco noto e poco chiaro ai più), insomma un ping-pong tra passato e presente, cui la sua esperienza e la sua abilità di cronista sapranno dare quel qualcosa in più che negli ultimi cinque anni è mancato. L’ultimo pensiero di Biagi, prima di ricaricare le pile in vista dell’esordio (se così si può definire, dopo oltre sessant’anni di onorata carriera), è per gli italiani, per ricordare loro che “viviamo in un Paese che ha bisogno di speranza, c’è un grande vuoto di passioni e ideali e anche un programma onesto può servire a qualcosa, può incoraggiare ad amare la verità, anche quando è scomoda”. (G.C. per NL)