Ieri è (formalmente) terminato il doloroso refarming della banda 700 MHz, ma tra 8 anni (qualcuno sostiene anche prima) ce ne sarà uno nuovo, che potrebbe sottrarre alla televisione digitale terrestre (quantomeno) la banda 600 MHz.
L’ipotesi è tanto probabile che le industrie dell’audiovisivo e della cultura di 18 Paesi europei si sono unite per reclamare che le frequenze UHF 470-694 MHz restino garantite in via esclusiva al broadcasting terrestre oltre il 2030. “Il broadcasting terrestre ha bisogno che tale banda resti assegnata oltre la data del 2030 per lo sviluppo del DVB-T2 e di tecnologie innovative come il 5G broadcast. No all’assegnazione di frequenze della banda 470-694 MHz ai servizi mobili o ad altri servizi”, è l’appello lanciato da 57 associazioni e aziende dell’industria radiotelevisiva e della cultura di 18 Paesi europei.
La banda 600 MHz rimanga alla tv
I player interessati al DTT hanno unito le forze per una “Call to Europe” volta a sollecitare i responsabili politici e i regolatori del continente a preservare l’attuale destinazione della banda UHF 470-694 MHz (ed in particolare la porzione dei 600 MHz) al broadcasting televisivo terrestre e alle apparecchiature di trasmissione e produzione wireless per la realizzazione di programmi ed eventi speciali.
Occhi puntati sul WRC-23
L’utilizzo della banda 600 MHz (ed in generale del range 470-694 MHz) dopo il 2030 verrà deciso alla prossima Conferenza Mondiale delle Radiocomunicazioni dell’ITU che si svolgerà nel 2023 (WRC-23).
Il futuro della tv via etere parte dal presente
“In gioco c’è il futuro dell’infrastruttura televisiva più ampiamente utilizzata in Europa – sono 80 milioni le famiglie dell’Unione Europa che guardano la televisione attraverso la piattaforma digitale terrestre – e che costituisce anche la base per la produzione e trasmissione di eventi di cultura e media di tutti i tipi: si tratta infatti di frequenze utilizzate dai microfoni wireless e dai sistemi di monitoraggio in cuffia per concerti, conferenze e qualsiasi altro evento live“, sottolineano in una nota congiunta i broadcaster.
Appetiti sui 600 MHz (e non solo)
“Soltanto se verrà mantenuta l’attuale destinazione esclusiva della banda UHF (ed in particolare la banda 600 MHz su cui a breve puntano le telco, ndr) al broadcasting, queste industrie potranno continuare a condividere le frequenze in maniera efficiente, senza sprechi e interferenze, e soprattutto potranno continuare ad erogare i loro servizi, crescere e innovare come ogni altra industria. Senza questa banda, la televisione digitale terrestre, servizio gratuito, ubiquo e accessibile a tutti, non sarà più possibile”, spiegano gli operatori della tv via etere terreste.
Appello all’Europa
L’industria audiovisiva e della produzione di eventi “hanno bisogno di queste frequenze comprese nella banda fra 470 e 694 MHz per continuare a svolgere il loro ruolo. Queste frequenze sono in pericolo. L’Europa deve agire per garantire il mantenimento dell’attuale destinazione esclusiva al broadcasting terrestre per lo sviluppo del DVB-T2 e di tecnologie innovative come il 5G broadcast“, evidenzia in una nota inviata a questo periodico Confindustria Radio Tv, che aderisce per l’Italia all’appello.
Tv supporto in caso di eventi catastrofici
“Innovazione, ma anche sicurezza: in caso di disastro naturale o di una crisi improvvisa, il broadcast terrestre assicura efficientemente il raggiungimento di tutta la popolazione con servizi informativi senza intermediazioni, intrusioni o costi aggiuntivi, se necessario per giorni e settimane”, continua CRTV.
Risorse (sempre più) scarse
“I produttori di contenuti – sia professionali che amatoriali – hanno bisogno delle frequenze UHF per il corretto funzionamento dei microfoni wireless, specialmente nel contesto di eventi live. Organizzatori di fiere, associazioni senza finalità di lucro, università e molti altri stakeholder dipendono da queste frequenze.
Posizione univoca
La destinazione di questa banda dopo il 2030 verrà decisa alla Conferenza mondiale dell’ITU del 2023 WRC-23. In vista di questo appuntamento, tutti i Paesi europei stanno sviluppando una posizione nazionale e l’Unione Europea si esprimerà sulla base di un parere elaborato nell’ambito del Radio Spectrum Policy Group (RSPG).
Uso esclusivo non solo dei 600 MHz
In Europa abbiamo bisogno di preservare l’utilizzo esclusivo della banda 470-694 MHz UHF per il broadcasting ben oltre il 2030″, concludono i player.
Altra posizione: inutile cercare di frenare, piuttosto puntare a DVB-I
Anche se tra gli stessi broadcaster si sussurra che, in realtà, ora di allora la tv via etere sarà minoritaria e, piuttosto, sarebbe il caso di spingere con forza l’accelleratore sul DVB-I. Prima che gli OTT dello streaming on demand consolidino ulteriormente la propria presenza con call to action sui telecomandi.