Antonella Rampino, su “La Stampa” di ieri, diceva una cosa, a nostro avviso, molto saggia: “Alla fine della carambola sulla Rai in Senato c’è un unico dato certo: non c’è più una maggioranza, e non c’è nemmeno un’opposizione”. E, purtroppo o per fortuna, è vero. L’Unione è riuscita a reggere alle “imboscate” del clan Calderoli grazie alla strumentale assenza di Storace e i suoi seguaci de “La destra”, in aperta polemica con la loro coalizione. Mastella ha abbandonato l’aula minacciando crisi di Governo, salvo ripensarci al termine d’una telefonata con il sempre più isolato Prodi. Il dato finale è stato, come al solito, un nulla di fatto: la politica non si muove, non decide, immobilizzata da un sistema marcio dal suo interno. Certo è, comunque, che non è normale che il Senato debba intervenire d’urgenza per tappare la falle della tv di Stato, “a chi mai verrebbe in mente di intervenire sull’ordine del giorno del CdA delle Poste o delle Ferrovie?”, si chiede comprensibilmente il presidente Petruccioli, anche se, a dire il vero, anch’esse meriterebbero una tiratina d’orecchi da parte della politica, se questa non avesse già tanti grattacapi cui pensare. In sostanza, comunque, l’unica decisione presa a Palazzo Madama riguarda il blocco nei confronti di qualunque mossa che riguardi il CdA(eventuale scioglimento promosso da Veltroni, ipotesi sempre più lontana) fino alla presentazione ufficiale di un Piano industriale e delle strategie editoriali, che hanno come termine massimo il 31 dicembre. Intanto, l’altro ieri, alla vigilia dello show in Senato, Petruccioli si augurava che “da parte della politica” ci fossero “meno chiacchiere sulla nostra autonomia e più sobrietà di comportamenti”. Augurio prontamente smentito dal solito avanspettacolo parlamentare. (Giuseppe Colucci per NL)