Il ministero degli interni tedesco ha ordinato la messa al bando della televisione kurda. Ha chiuso gli studi tedeschi, confiscato i beni dell’emittente, minacciando pene per quanti vogliano continuare a organizzare eventi utilizzando il nome e il logo della televisione. I kurdi sono scesi in piazza a migliaia in molte città della Germania. E hanno preso a prestito lo slogan usato in Turchia per condannare la guerra contro i kurdi. Edi Bese! Ora basta! Non contento però il ministro degli interni tedesco Wolfgang Schauble sembra aver accolto anche la richiesta del governo turco di esercitare pressioni sul governo danese perché metta al bando e chiuda Roj Tv. La televisione satellitare dà voce ai kurdi dei quattro paesi in cui è stato diviso il popolo della Mesopotamia (Iran, Iraq, Turchia, Siria) e ai kurdi della diaspora. In questi anni ha dovuto traslocare il segnale in diversi paesi, da Belgio alla Gran Bretagna alla Danimarca, man mano che questi cedevano alle pressioni turche.
Roj Tv non è l’unica televisione nel rnirino delle autorità turche. Nei giorni scorsi c’è stata una mobilitazione in Turchia contro la chiusura della televisione indipendente e di sinistra Hayat Tv. L’accusa rivolta all’emittente è quella di aver aiutato proprio Roj Tv (considerata dal governo turco la «voce del Pkk») attraverso lo scambio di immagini e notizie. In altre parole per le autorità turche Hayat Tv sarebbe «fiancheggiatrice» della «ribelle» Roj Tv. E quindi va chiusa.
A Istanbul la scorsa settimana l’associazione degli intellettuali per la democrazia ha organizzato una manifestazione che ha raccolto adesioni di centinaia di persone. Lo scrittore Adnan Ozyalciner ha letto il comunicato dell’associazione (che raccoglie intellettuali, sindacati, associazioni di scrittori): «La chiusura di Hayat Tv – ha detto – ci ricorda il periodo più nero della storia del paese, quello dei golpe». I manifestanti indossavano coccarde contro la censura e la chiusura della televisione. «Giù le mani da Hayat Tv», hanno gridato i manifestanti.
Hayat (che in turco significa vita) ha cominciato le trasmissioni il 3 dicembre 2007. Economicamente conta sul sostegno degli ascoltatori in Turchia e in Europa, dalla gente «comune» a scrittori, intellettuali, sindacalisti, insegnanti a chiunque ritenga di poter avere in Hayat uno spazio libero a disposizione. Proprio qualche notte fa Hayat Tv ha provato a riprendere le trasmissioni, dopo settimane di silenzio.
Orsola Casagrande per “il manifesto”