C’è una buona e una cattiva notizia. Iniziamo da quella buona. Emilio Fede, ottant’anni domani (auguri!), storico direttore del Tg4, già coinvolto negli ultimi due anni in quasi tutti i polveroni a sfondo sessuale del Premier è stato ospite ieri della trasmissione radio “La Zanzara”, condotta su Radio 24 dal giornalista Giuseppe Cruciani.
In quella occasione Fede ha annunciato che quando Berlusconi cadrà, scrivendo la parola fine sulla travagliata e parodistica epopea politica che il nostro paese sta vivendo da un paio di decenni, anche lui abbandonerà la poltrona di direttore del Tg4. Quella poltrona – e qui arriva la cattiva notizia – che gli frutta attualmente 20.000 euro al mese. Un compenso molto alto, dovuto alla sua attività di giornalista di lunghissima data (al di là dei capelli castani e delle ore passate tra le mani delle sue truccatrici, Fede ha ottant’anni, quindi non proprio un novello del giornalismo) e al suo ruolo di guardaspalle di Berlusconi, di cui è fedelissimo amico e alleato politico, uno pochi ad essergli rimasto, in quest’epoca in cui persino Ferrara, Feltri e Belpietro hanno preso a criticarlo. Emilio Fede è un uomo solo e la sua parabola, che negli ultimi decenni ha seguito come un’ombra quella del suo mentore, pare essere giunta al termine, così come quella del Cavaliere, del resto. Per limiti d’età, certo, ma anche per un evidente contrasto stridente con la realtà di un paese che pare aver già mentalmente voltato pagina, abbandonando per sempre i fasti dell’Italia del bunga bunga di berlusconiana memoria. Fede è solo perché i suoi amici di sempre, con cui aveva condiviso per decenni passioni politiche e materiali, feste al Billionaire e affari, tutto condito nella dolce salsa dell’impegno a favore di un’Italia improntata sul modello delle tv commerciali, lo hanno abbandonato. Poche settimane fa, infatti, sono emerse delle intercettazioni telefoniche – nell’ambito di un’indagine della Procura di Genova che indaga sulla presunta evasione fiscale di Briatore nell’acquisto del suo yacht – in cui il proprietario del Billionaire e la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Daniela Santanchè (anch’ella socia del noto locale in Costa Smeralda) lo definivano “gentaglia” a proposito della presunta “cresta” che questi avrebbe operato a danno di Lele Mora, che gli aveva chiesto un prestito in un periodo di penuria economica. Penuria che ora si è trasformata in guai giudiziari, dal momento che pochi giorni fa l’agente è stato arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta aggravata e attualmente si trova nel carcere milanese di Opera. Proprio a proposito di Mora, Fede ha detto ai microfoni de La Zanzara: “Avrebbe fatto meglio a non farsi arrestare e a restare in Svizzera, viste le condizioni delle carceri italiane”, ergendosi ancora una volta a simbolo di un’Italia per cui l’impunità è divenuta la regola e per cui il solo fatto di far parte di una casta di privilegiati pare autorizzare qualsiasi scorribanda senza pericolo d’essere acchiappati. Sarà questa un’altra grana per Berlusconi? Certo, questa volta dovrà inventarsi una scusa migliore per scarcerare il suo vecchio amico e compagno di baldoria. Con Briatore e Santanchè che oramai sono dei veri e propri “nemici”, com’egli stesso ha dichiarato, Mora in carcere, Berlusconi più di là che di qua e pieno di preoccupazioni, Fede è sempre più solo. Se davvero l’Italia volterà pagina, lui se ne andrà mestamente in pensione – sempre che il processo sul Rubygate, in cui è imputato, vada a buon fine o vada per le lunghe -, rinuncerà ai suoi 20.000 euro mensili (ma non ai 5.000 di sua moglie, Diana De Feo, senatrice Pdl, “pochi” secondo Fede) per godersi una meritata pensione. Beato lui che può. (G.C. per NL)