7.500 euro di risarcimento spese legali e per i danni si vedrà in sede civile. Questo l’esito del secondo giudizio di appello per la nota vicenda delle onde elettromagnetiche emesse dagli impianti di Radio Vaticana.
La sentenza depositata ieri della II sezione della Corte d’Appello di Roma (Pres. Antonio Cappiello) è stata resa nota dal Codancons, secondo il quale essa avrebbe colto in pieno le tesi dell’associazione, costituitasi parte civile nel processo penale, "riconfermando l’applicabilità dell’art 674 del codice penale per l’emissione di onde elettromagnetiche, e ha aperto la strada a possibili richieste milionarie di risarcimento, considerando che sono in fase istruttoria le indagini per i decessi legati agli impianti dell’emittente vaticana". "Dalla lettura degli atti appare evidente e pacifico che sono stati superati i limiti di esposizione e i valori di attenzione previsti da tutte le leggi speciali in materia", si legge nella sentenza. "La circostanza è provata oltre che dalle misurazioni (…) anche dalla conoscenza dei fatti da parte della Santa Sede (…) che istituì nel luglio del 2000 una commissione bilaterale proprio per la soluzione dei problemi legati all’intensità dell’emissione elettromagnetica della stazione di Radio Vaticana". "Tanto è vero – continua il provvedimento – che il Pontificio Collegio Germanico della Santa Sede – prosegue la sentenza – ordinò l’allontanamento dei mezzadri dai terreni della Santa Sede a causa del pericolo derivante dall’aumento dell’intensità della stazione trasmittente per le persone". Con questa sentenza la Corte d’Appello, pur dichiarando l’estinzione del reato per prescrizione, ha confermato le responsabilità civili di Radio Vaticana e del Cardinale Roberto Tucci, nei confronti dei quali ora gli abitanti delle zone interessate possono agire in sede civile. "I giudici d’appello hanno affermato un principio molto importante poichè da oggi qualsiasi emissione di onde elettromagnetiche, qualora produca disturbi di qualunque tipo alla popolazione, potrà essere denunciata anche penalmente attraverso lo strumento dell’art. 674 del codice penale che punisce il getto pericoloso di cose’", ha commentato il Presidente Codacons, Carlo Rienzi.