Roma – La Corte d’Appello di Roma ha ribaltato il giudizio di primo grado su Radio Vaticana, al centro della questione più calda sul fronte dell’elettrosmog in Italia. Secondo i giudici della capitale, infatti, l’emittente pontificia non può essere considerata responsabile di inquinamento elettromagnetico né di getto pericoloso di cose, come sostenuto invece in primo grado.
Il motivo dell’assoluzione è tutto nella sentenza, conciso e chiarissimo: “Il fatto contestato non è previsto dalla legge italiana come reato”. Il che significa che l’attività della Radio non può essere contestata né, tantomeno, può esserla quella del direttore generale dell’emittente, Pasquale Borgomeo, o del presidente del comitato di gestione, Roberto Tucci, entrambi prelati tirati in ballo dalle denunce.
A detta dell’accusa, come noto a chi segue il caso da vicino, Radio Vaticana sarebbe non solo responsabile dell’inquinamento elettromagnetico denunciato da anni dagli abitanti di Cesano, paesino a nord di Roma, e della frazione di La Storta, ma avrebbe persino sulla coscienza diversi generi di patologie in cui i residenti della zona sostengono di essere incorsi più di frequente che nel resto d’Italia. Proprio in quell’area, su un terreno di proprietà vaticana molto ampio, delimitato da un muretto e da due strade statali, Radio Vaticana gestisce una fitta rete di antenne e impianti di trasmissione.
I due prelati, uno un prete l’altro un cardinale, in primo grado erano stati condannati come accennato, per getto pericoloso di cose: era passata la tesi dell’accusa secondo cui le emissioni potevano essere considerate alla stregua di “cose”.
In Appello questa impostazione non è servita a molto: i difensori della Radio sono riusciti a far dichiarare nulla la sentenza di primo grado appunto perché il tipo di fatto contestato non è previsto come reato dall’ordinamento. Ma l’emittente è sfuggita anche ad un altro potenziale problema legale: il procuratore generale Vittorio Lombardi aveva chiesto ai magistrati di riconoscere che i fatti contestati sono prescritti. Sebbene gli imputati per questa ragione non avrebbero potuto essere condannati, un simile riconoscimento avrebbe avvalorato le tesi dell’accusa secondo cui un reato è stato compiuto.
Lo stesso Lombardi ha spiegato la visione giuridica dei magistrati che hanno capovolto il giudizio di primo grado: “Ogni situazione relativa alle emissioni di onde elettromagnetiche da parte degli impianti non integra il reato previsto dall’articolo 674 del codice penale”.
Comprensibile la soddisfazione dei legali della difesa, che hanno visto riconosciute le proprie tesi. Secondo Marcello Melandri, uno degli avvocati della Radio, “la sentenza di oggi ha chiarito e ha risolto quello che era un problema di diritto. La decisione dei giudici non entra nel merito del fatto, cioè sulla presenza o meno di onde elettromagnetiche, ma si sofferma sulla contestazione mossa agli imputati. I giudici nell’assolvere non hanno ritenuto che nel getto di cose rientrino le onde elettromagnetiche”.
Gli osservatori ritengono a questo punto improbabile un ricorso in Cassazione: i due prelati, anche qualora la Cassazione ribaltasse il giudizio d’Appello, non subirebbero comunque alcuna conseguenza legale per la prescrizione del reato eventualmente contestato. Che la loro posizione rimanga delicata è peraltro scontato, visto che entrambi sono indagati per omicidio colposo sulla base delle denunce dei residenti della zona che, come accennato, ritengono la Radio e un centro radar della Marina italiana a La Storta le fonti di un inquinamento elettromagnetico costato la vita a loro congiunti.
È probabile che il destino dei due prelati, come quello di alcuni ufficiali della Marina denunciati a loro volta, sia legato da vicino all’esito della indagine sull’elettrosmog già avviata per ordine del GIP Zaira Secchi e che sta tentando di fare il punto, con una perizia epidemiologica, sulla possibile correlazione tra le patologie emerse nell’area e le attività dell’emittente e del radar della Marina.
In una nota Radio Vaticana si dice soddisfatta, rimandando alla lettura della sentenza per ulteriori giudizi. A suo dire il riconoscimento del corretto comportamento dell’emittente “costituisce un decisivo contributo per ristabilire il buon nome della Radio Vaticana stessa, la cui reputazione è stata danneggiata da accuse ingiuste, che hanno contribuito ad alimentare nella popolazione timori infondati”. La Radio ne ha anche approfittato per ricordare che “in seguito all’accordo con il Governo italiano, opera dal 2001 nell’assoluto rispetto della normativa italiana in materia di emissioni elettromagnetiche” e auspica “che la sua attività possa ora svolgersi con serenità, nell’ambito di un imprescindibile e collaborativo rapporto con le competenti autorità italiane e con la cittadinanza”.
Che sbocci l’amore tra popolazione ed emittente sembra però difficile, almeno a sentire le dichiarazioni del Codacons, secondo cui “il nuovo corso interventista della Chiesa ha colpito anche in tribunale, nonostante la Cassazione abbia ampiamente dimostrato come l’energia elettrica debba considerarsi cosa ai fini del reato di cui all’art. 674”. L’associazione dei consumatori ha già annunciato il ricorso in Cassazione.