Alè, ci risiamo: è riaperta la stagione della caccia alle streghe.
"I comportamenti che favoriscono una esposizione continua a livelli elevati di onde da elettrosmog vanno sanzionati penalmente con previsioni ad hoc dotati di effettiva valenza deterrente", è il Di Pietro-pensiero esternato da Domenico Scilipoti dell’Italia Dei Valori nel commentare le recenti pronunzie della Corte di Cassazione sui (presunti) danni da elettrosmog. "L’attenzione dei supremi giudici della Corte di Cassazione è una novità positiva che va salutata con estremo favore. Da tempo siamo in prima linea contro queste aggressioni indirette al bene primario della salute, spesso sacrificato per interessi di natura prettamente economica", sottolinea il deputato del partito giustizialista, che continua: "Riteniamo fondamentale che nelle pronunzie della giustizia italiana sia apra la strada ad una responsabilità di tipo penale, se è vero che lo strumento delle sanzioni amministrative e civilistiche è risultato sin qui essenzialmente debole per le ingenti risorse in mano agli operatori del settore. Manca tuttavia una disciplina specifica: per questo riteniamo che sia giunto il momento che queste tematiche vengano affrontate con diversa consapevolezza. Auspichiamo un intervento da parte degli organi comunitari, ritenendo però opportuno che già nella legislazione interna si predisponga una disciplina sanzionatoria rilevante, integrata coerentemente nel quadro dei reati ambientali e di quelli contro la persona". Giusto tutelare a livello cautelare la popolazione da fenomeni di cui la scienza non conosce ancora la portata (ad oggi si ha solo evidenza di un riscaldamento del corpo umano a seguito di esposizione ai campi elettromagnetici); ma non è inasprendo la sanzione penale che si risolve il problema: occorre piuttosto intervenire con opportuni strumenti pianificatori delle sorgenti radioelettriche. Si lasci quindi da parte la persecuzione recrudescente e spettacolare per fini poco più che propagandistici e si creino i presupposti di fatto e di diritto perché ognuno faccia la sua parte: dal Ministero dello Sviluppo Economico – Comunicazioni, ai Comuni; dalle Regioni alle Province.