Migliorare i rapporti basati su informatizzazione e automatizzazione, tra privato e pubbliche amministrazione, continua a dimostrarsi molto faticoso. Il laborioso processo fondamentale per connettere le due realtà, che per troppo tempo hanno camminato autonomamente, desta ancora molti sospetti. Da una parte si schiera chi spera nell’effettivo progresso informatico delle PA (pubbliche amministrazioni) italiane, dall’altra chi si rende conto che gli attriti da risolvere non sono affatto pochi, ma rimane altrettanto speranzoso, o se non altro curioso, di vedere come pubblico e privato saranno in grado di affrontare le nuove sinergie che il settore dell’ICT (Information & Communication Technology) si riserva di offrire. E dopo aver documentato diversi e significativi tentativi, da parte delle amministrazioni delle diverse regioni italiane (la “Tv in città” umbra, il Comune di Genova pubblicato professionalmente su YouTube ecc.), di contribuire allo sviluppo tecnologico, il caso (e l’assoluta necessità, naturalmente) vuole che in questo campo sia stata definita un’altra intesa. Così lo scorso venerdì 28 marzo, Assinform (Associazione italiana per l’information technology, aderente a Confindustria) e Cnipa (Centro Nazionale per l’Informatica nella PA, ndr), hanno firmato un accordo, in presenza del presidente di Assinform Ennio Lucarelli, con il quale è stato possibile consolidare e razionalizzare ulteriormente il rapporto già esistente tra i due organismi. L’obiettivo diventerà quello di mettere “gli utenti, ossia i cittadini e le imprese, non le pratiche, al centro della progettazione dei servizi erogati dalla PA”, come ha sottolineato il presidente di Cnipa Fabio Pistella, ripetendo inoltre che “per questo è necessario abbinare l’innovazione tecnologica alla re-ingegnerizzazione dei processi dell’apparato pubblico, la cui modernizzazione deve poggiare pure su interventi riorganizzativi”. Dal canto suo Lucarelli ha dovuto specificare che “la giusta esigenza di ridurre la spesa pubblica non può andare a scapito della modernizzazione della PA, per la quale l’informatica va considerata non un costo da tagliare, ma un investimento strategico indispensabile per razionalizzare e sveltire le procedure, controllare la spesa e migliorare la qualità dei servizi”. L’ironia della sorte vuole che per diminuire le spese sia fondamentale affrontarne di nuove. E strategie simili possono considerarsi piuttosto abituali nel settore privato. Speriamo che un discorso analogo possa essere sostenuto, in tempi non eccessivamente prolungati, anche dalle PA italiane. (Marco Menoncello per NL)