Il Dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite ha recentemente fatto luce sullo stato delle politiche di eGovernment nel mondo. La ricerca si è resa necessaria per monitorare la diffusione delle tecnologie digitali, individuare dove la disponibilità di tale tipologia di risorse ancora scarseggia e cercare attentamente in quali regioni il divario digitale non ha ancora trovato soluzioni definitive (tema ampiamente trattato da questo periodico). E sebbene l’Europa nel suo complesso abbia meritato una delle prime posizioni della classifica, mostrando tra l’altro un trend in progressiva crescita (la media è stata risollevata da Spagna e paesi nordici), la situazione italiana rimane decisamente poco brillante. L’indice di eGovernment del Belpaese raggiunge a mala pena un voto sufficiente e, al contrario dell’Europa, registra una vera e propria involuzione, in questo caso calcolata sulla base della disponibilità di risorse tecnologiche per la popolazione (consultazioni elettroniche, informazioni fornite tramite internet, transazioni economiche, formazione a distanza, ecc.). Nel dettaglio, il rapporto delle Nazioni Unite illustra come l’Italia sia retrocessa nel giro di soli tre anni (2005-2008) dal 25° al 27° posto. Il dato è ancora più rilevante se si considera per esempio la Spagna che, proprio nello stesso periodo, ha scalato ben 19 posizioni situandosi dal 39° al 20° posto. La classifica, riferita in particolare all’indice delle infrastrutture per le telecomunicazioni e all’assetto delle risorse istituzionali sul Web, rivela come l’Italia sia rimasta del tutto immobile, nonostante le numerose dichiarazioni di stampa e media che negli anni hanno rivelato la sottoscrizione di fantomatici accordi per l’evoluzione digitale del paese. Ed in questo caso immobile non significa che i servizi digitali manchino, ma che pochi si servano di quello (comunque ancora poco) che è stato reso disponibile. Ne consegue una riflessione sul livello di alfabetizzazione digitale e informatica della nostra popolazione, probabilmente in alcuni settori ancorata a vecchie metodiche di lavoro che non permettono, spesso anche solo per diffidenza, l’inserimento di soluzioni tecnologiche avanzate. L’impatto sul nostro sistema rimane devastante, soprattutto quando connesso alle più rilevanti problematiche del digital divide e del divario esistente tra utenti esperti e principianti. Inoltre, come specificato dalla conclusione ammonitrice del rapporto delle Nazioni Unite, “occorre (per l’Italia soprattutto) calare le soluzioni (digitali) nella realtà locale, altrimenti il rischio è quello di creare soluzioni per utenti sempre più sofisticati e, di fatto, totalmente inutili alla media dei cittadini” (tratto da PubblicaAmministrazione.net). (Marco Menoncello per NL)