Egitto: giornalista diffama il leader dell’opposizione, in carcere, e viene condannato ai lavori forzati

Taher Mahmud Taher, che scrive per il giornale “Sawt Bulaq”, aveva accusato Ayman Nour di essere un corrotto e un frequentatore di prostitute: un anno di lavori forzati e una forte multa


Arrestato in Egitto un giornalista per aver diffamato, dalle pagine del suo giornale, il leader dell’opposizione, Ayman Nour (foto), a capo del partito Ghad (Domani), accusandolo d’essere un corrotto, un frequentatore di prostitute e danzatrici del ventre. Non solo, anche la moglie di Nour, Gamila Ismail, sarebbe stata dipinta come una specie di cortigiana, che frequenta gli uomini politici per interesse.
Il cronista arrestato si chiama Taher Mahmd Taher e scrive per “Sawt Bulaq”, voce vicina al Partito Nazional Democratico del premier Mubarak, che nel 2005 vinse le elezioni con un plebiscitario 90%, proprio contro il partito Ghad di Ayman Nour. Da quell’anno, poi, il quarantaquattrenne avvocato Ayman Nour, si trova in carcere con l’accusa d’aver falsificato le firme utili al suo partito per presentarsi alle elezioni. Un caso paradossale, quindi: un giornalista, dalle pagine di una presunta voce filogovernativa finisce in carcere per aver diffamato un antagonista politico che, a sua volta, si trova in carcere.
Ayman Nour, però, dopo aver querelato il giornalista, ha deciso di ritirare la propria denuncia perché sostiene essere contrario al carcere nei confronti dei giornalisti, inteso come limitazione della libertà d’espressione. Di parere opposto, invece, la moglie Gamila Ismail che, inviperita, ha scelto di andare avanti sulla sua strada. “Mio marito è stato dipinto come un mitomane, un corrotto e un frequentatore di attrici e prostitute – ha dichiarato all’Ansa – mentre io stessa sarei stata una prostituta, una ex danzatrice del ventre e una frequentatrice, in senso sessuale, di politici e uomini d’affari, al fine di procurare favori a mio marito e al suo partito”. A lei poco importa del carcere, dal momento che ha detto di non considerare Taher un vero giornalista, quanto piuttosto un funzionario al soldo di Mubarak. “Farò appello al Tribunale Civile – ha poi detto la signora Ismail – perché è inammissibile per una donna subire delle calunnie simili che tra l’altro compromettono anche i miei figli”. (Giuseppe Colucci per NL)

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