E’ successo ieri a Torino, in una mattinata animata da un fastidioso incidente telematico. Il sito web della casa editrice Lindau è stato colpito da un presunto hacker turco, successivamente proclamatosi filo-islamico, che ha sostituito tutte le foto di copertina presenti nella home page, con la firma “Hacked by aLP Turk Tegin Turkish Hacker”. E’ stato scoperto poco dopo che, digitando per intero la scritta “pirata” all’interno di un qualunque motore di ricerca, si approdava ad un portale nel quale sarebbe apparsa una dichiarazione di guerra contro chi si oppone alla “vera religione”, all’Islam in questo caso particolare. L’inconveniente, risoltosi comunque in breve tempo, ha dato modo di riflettere sulle potenzialità delle scelte della casa editrice, da sempre impegnata nella pubblicazione di volumi particolarmente impegnati su attualità, politica, storia, religione e spiritualità. Non ultimi i testi – tra l’altro numerosi – dedicati alle storie raccolte da scrittrici e giornaliste provenienti dal mondo medio oriente, nei quali sono raccolte testimonianze piuttosto scomodo sulla vita femminile di quella parte del mondo. E’ presumibile quindi che la scelta dell’hacker non sia stata poi così casuale, ma potesse avere al contrario l’intenzione di osteggiare chi, come Lindau, mette in vendita anche opere scomode, in virtù di un principio di libertà purtroppo non condiviso da tutti.
Un episodio molto più cruento, ma fondato su problematiche analoghe accadde lo scorso aprile ad Ankara, in Turchia. Un gruppo nazionalista di estrema destra uccise quattro persone dipendenti di una casa editrice cattolica: l’accusa fu quella di stampare libri sul cristianesimo e copie della Bibbia, per alcuni – come dimostrato dal trascorso fatto di cronaca – un reato punibile con la morte. (Marco Menoncello per NL)