La nota testata britannica The Guardian esce ufficialmente dall’impasse finanziaria degli ultimi anni.
“Tre anni fa siamo partiti da niente e oggi abbiamo un milione di persone che supportano finanziariamente il Guardian. In questo periodo abbiamo imparato molto, ma molto c’è da imparare e da fare. A ottobre abbiamo registrato 170 milioni di visitatori sul sito del Guardian: se riusciamo ad avere il giusto messaggio, la giusta offerta è una potenzialità enorme” ha dichiarato Hamish Nicklin – Chief Revenue Officer del quotidiano – in un’intervista del giornale Italia Oggi durante l’evento Iab Forum di Milano.
Nicklin, dopo nove anni come direttore vendite a Google, è arrivato tre anni fa a ricoprire la carica di responsabile dei ricavi. All’inizio del suo mandato, il quadro finanziario presentava una perdita operativa di 100 milioni di sterline su 200 milioni di ricavi totali; mentre oggi il Guardian si trova abbastanza in linea con il budget e prevede di raggiungere il pareggio di bilancio nel primo trimestre del 2019.
Come è stata possibile questa ripresa in un settore così in crisi?
La ricetta non è una sola e valida per tutti, poiché è stato necessario muoversi su diversi fronti: nello specifico, si è dovuto intervenire sulla qualità del servizio, sulla raccolta pubblicitaria e sulle nuove tecnologie.
Qualità del servizio, però, non significa automaticamente notizie ad hoc per i lettori, come ha specificato lo stesso Nicklin: “Proporre notizie su misura è un tema interessante, ma è qualcosa che noi non condividiamo, la scelta editoriale che fa il giornale, piuttosto, è qualcosa di enormemente importante: conoscere i lettori e scoprire quello che accade. Come fai le offerte alle persone: assicurandoti di sapere se un lettore è abbonato oppure no, sapendo se il suo contributo periodico sta per finire e poi parlando a queste persone in maniera specifica”.
Sulla pubblicità, il Guardian, pur tenendo molto all’indipendenza tra giornalisti e settore commerciale, fa sì che queste due practice dialoghino tra loro, per poter meglio capire cosa stia accadendo e, quindi, poter allineare il messaggio da trasmettere, così riuscendo a creare pacchetti pubblicitari più rilevanti per l’audience e, di conseguenza, per gli inserzionisti. “Sapevamo che le elezioni e la conseguente presidenza Trump sarebbero stati grandi avvenimenti seguiti dai lettori e il nostro compito, come parte commerciale, era avere i giusti messaggi per evitare di perdere delle opportunità di ricavo da parte dei lettori”, questo l’esempio portato da Hamish Nicklin.
E sulle nuove tecnologie? Guardian si è semplicemente adeguato ai tempi che cambiano, non tanto pensando al futuro, quanto al presente. L’edizione cartacea sta scomparendo (la tiratura è stata drasticamente ridotta), mentre la versione mobile ottiene molte più visite del tradizionale internet. Ma non solo. Discreti numeri arrivano dall’investimento fatto per essere presenti sugli smart speaker Echo di Amazon, attraverso i podcast, come ad esempio Focus, trasmissione che focalizza i principali temi del giorno in venti minuti.
Grazie agli investimenti e contro ogni previsione, dopo tre anni, più del 50% dei ricavi della testata provengono dai lettori (tramite contribuzione volontaria e abbonamenti) e il resto dalla pubblicità. (D.D. per NL)