A margine dell’annuale meeting “Newspaper Association of America” si terranno degli incontri private per decidere il da farsi circa il boom dell’informazione on line. A rivelarlo è il consulente Alan Mutter. Quale futuro per l’informazione on line? Quali soluzioni saranno trovate riguardo quello che il collega Giovanni Arata, dalle pagine di www.punto-informatico.it, definisce “il problema dei problemi” dell’editoria del nuovo millennio? Ne parleranno nei prossimi giorni gli editori statunitensi che, a margine dell’annuale meeting “Newspaper Association of America”, che si tiene a San Diego, esamineranno la situazione per mezzo di incontri privati, strettamente riservati e lontani dalle telecamere, nei quali discuteranno le nuove linee guida da seguire nell’ormai impari scontro con l’informazione che viaggia sul web. La crisi della raccolta pubblicitaria, la crisi finanziaria che minaccia di mangiare anche i grandi colossi dell’editoria, rendono sempre più urgente una pianificazione da parte degli editori americani per impedire che il proprio business venga definitivamente fagocitato dal nuovo modello dell’informazione che viaggia attraverso la rete. È per questo motivo per cui, sempre più in preda all’incertezza, gli editori nordamericani hanno pensato di riunirsi privatamente per trovare soluzioni condivise nei confronti di un problema condiviso. A rivelarlo è Alan Mutter, guru dell’informazione statunitense, già direttori di numerosi giornali ed attualmente consulente editoriale. Il denominatore comune è la convinzione dei CEO dei grandi giornali che l’informazione, sia pure on line, debba essere a pagamento. “Le persone si stanno abituando ad ottenere qualsiasi contenuto in modo completamente gratuito online, e questa attitudine va cambiata”, ha sostenuto recentemente Rupert Murdoch, spaventato dalla possibilità di non poter sfruttare in termini economici i grandi brand editoriali che ha a disposizione. Nell’articolo pubblicato oggi da www.punto-informatico.it si legge un’osservazione ripresa da “ValleyWag”, secondo cui queste riunioni private in procinto di svolgersi avrebbero dovuto svolgersi dieci anni fa. Forse si è temporeggiato troppo, forse non si prevedevano dei cambiamenti così veloci, forse solo non si sapeva che pesci pigliare. In ogni caso, è arrivato il momento di pensare a nuovi modelli di business. (Giuseppe Colucci per NL)