Importante segno di fiducia nella stampa tradizionale: il miliardario messicano Carlos Slim, secondo uomo più ricco del mondo, con una fortuna di oltre 67 miliardi di dollari, torna a investire nel New York Times.
E lo fa impegnandosi ad esercitare, entro la fine del 2013, i suoi diritti di warrant, che gli permetteranno più che di raddoppiare la sua partecipazione nella societa’ editrice, finora rimasta saldamente in mano della famiglia Ochs-Sulzberger. Lo riferisce l’agenzia Bloomberg, secondo la quale Slim, già il secondo azionista del Times con una quota dell’8 per cento, possiede warrant che gli danno il diritto all’acquisto di 15,9 milioni di azioni a 6,36 dollari a testa, meno della metà del loro valore di mercato al momento di chiusura di ieri. Sempre secondo Bloomberg, il magnate messicano intenderebbe mantenere la quota acquisita non avendo fini speculativi. La scommessa sul Times, scrive la Bloomberg, sembra aver pagato bene il miliardario messicano che nel 2009 aveva ottenuto i warrant in cambio di un prestito di 250 milioni di dollari per aiutare la “Vecchia Signora in Grigio” a far fronte alla crisi finanziaria globale. Il rafforzamento nel’azionariato del quotidiano viene interpretata dagli analisti come un voto di fiducia per la nuova gestione dell’amministratore delegato Mark Thompson arrivato l’anno scorso dalla BBC e, in generale, nei confronti di un mercato, quello della stampa tradizionale, dato per spacciato. L’attività di ristrutturazione del nuovo a.d. del NYT era iniziata attraverso la vendita di asset non strategici, passando dal rafforzamento digitale a pagamento per contrastare13 trimestri consecutivi di declino della pubblicita’. Va del resto sservato che il quotidiano è al sicuro da scalate ostili perché il pacchetto degli azionisti di riferimento (Ochs-Sulzberger) e’ costituito da azioni privilegiate che garantiscono la posizione dominante nel board. Anche le azioni di Slim, del resto, permettono al miliardiario centramericano di votare solo per direttori di classe A, un gruppo che non rappresenta piu’ di un terzo dell’intero cda, con i restanti due terzi saldamente nelle mani della famiglia. (G.O. per NL)