Secondo la Newspaper Association of America (l’associazione professionale che rappresenta circa 2000 giornali negli USA e in Canada) la performance dei quotidiani statunitensi nel 2013 sarebbe stata la migliore dal 2006: al contrario di quel che si potrebbe pensare però, la variazione sull’anno precedente resta ancora negativa a quota 37,59 mld di dollari.
Luci, ombre e molti punti interrogativi avvolgono il settore della stampa negli Stati Uniti: il calo complessivo del 2,6% del fatturato non fa altro che dare un’ulteriore conferma della tendenza in atto, ovvero quella di un mondo in cui il web aumenta il numero delle copie vendute, pur non riuscendo a colmare il gap causato dal cartaceo. I ricavi diffusionali, nonostante la crescita complessiva del 3,7%, per un totale di 10,87 mld di dollari, non riescono a compensare le gravi perdite che affliggono il settore della raccolta pubblicitaria in calo del -6,5% sul 2012, e nemmeno a pareggiare il bilancio. Se è vero che le diffusioni esclusivamente digitali sono cresciute del 47% e che i pacchetti carta+digitale sono in aumento del 108%, il punto dolente – che impedisce il decollo del fatturato – è da ricercarsi proprio nella raccolta pubblicitaria: la pubblicità sulla carta stampata è in discesa dell’8,6% e i digital advertising nel 2013 sono cresciuti solamente dell’1,5%, a fronte di un mercato Usa dell’advertising online display che segna un +32% nell’ultimo trimestre, secondo i dati Nielsen. Sebbene l’economia statunitense sia in graduale ripresa (il pil è cresciuto del 3,2% e le spese dei consumatori sono aumentate del 3,3% nel periodo ottobre-dicembre 2013), la crisi interessa ancora i quotidiani cartacei, che pesano per quasi il 50% sui ricavi totali (la carta vale 17,30 mld, la metà circa dei complessivi 37,59 miliardi del settore) e che non riescono ancora a spiccare il volo. Come dire: si sopravvive senza riuscire tuttavia a mettere in tasca grandi guadagni. (V.R. per NL)