I lettori del New York Times spendono la stessa quantità di tempo su articoli veri e sulle storie sponsorizzate dagli inserzionisti. La rivelazione é stata fatta da Meredith Levin, vice direttore della pubblicità al Times intervenuta ad un evento della American Association of Advertising Agencies.
Anzi, ha aggiunto Levin, a volte i cosiddetti «paid post» hanno più successo di pubblico rispetto agli articoli. Un esempio che ha citato: il Times ha aiutato la compagnia aerea American Airlines a sviluppare un grafico interattivo su quanto gli atleti avrebbero dovuto viaggiare per recarsi alle Olimpiadi invernali di Sochi. Un pacchetto che é stato capace di generare 200.000 accessi, ben più di una normale storia del giornale. Il New York Times ha lanciato a gennaio, tra non poche polemiche sul ruolo dei giornali e del giornalismo, il nuovo «servizio» delle storie sponsorizzate. Al momento ha otto inserzionisti partecipanti, con altri che dovrebbero aggiungersi nei prossimi mesi. I dati offerti oggi da Levin hanno sorpreso: finora questo contenuto pubblicitario, chiamato anche «native advertising» e adottato da un crescente numero di pubblicazioni quali il Wall Street Journal, era parso attirare meno interesse tra i lettori dei principali siti. «I marchi raccontano delle storie e le raccontano legate alle notizie», ha affermato Levin. L’idea di questi marchi che lavorano assieme a prestigiosi editori «sta funzionando molto bene», ha aggiunto. Il Times vende loro «audience e contesto» ma condivide anche «strumenti e standard per il racconto». (RADIOCOR)