Due donne simbolo del giornalismo hanno rassegnato le loro dimissioni. Una è la direttrice del The New York Times Jill Abramson, l’altra quella di Le Monde, Nathalie Nougayrède: la prima ha lasciato per ragioni ancora ignote, la seconda dopo un lungo scontro con la sua redazione.
L’addio di Jill Abramson ha lasciato a bocca aperta l’intero grattacielo all’angolo tra la Fifth Avenue e la 41esima strada, che porta la firma di Renzo Piano: già perché lo scoop – lanciato dalla stessa redazione sul sito del New York Times mercoledì 14 maggio – pare essere stato totalmente inatteso per i giornalisti del più famoso quotidiano statunitense (come mostrano i loro cinguettii di twitter). La Abramson aveva assunto l’incarico nel 2011 (sostituendo Bill Keller alla direzione), dopo anni di gavetta come ex inviata del giornalismo di inchiesta e dopo un periodo come caporedattrice dell’ufficio di Washington: in questo triennio la testata da lei guidata ha attraversato prove difficili, restando sempre all’avanguardia negli esperimenti riguardanti l’informazione digitale. Ora a occupare la poltrona della Abramson ci sarà Dean Baquet, 57 anni, ex direttore del Los Angeles Times e managing editor del giornale, dal 2007 al Nyt – nel 1988 aveva ricevuto il premio Pulitzer per il giornalismo investigativo: dopo la Casa Bianca, anche il quotidiano newyorkese sarà per la prima volta guidato da un afro-americano. Una scelta condivisa dall’editore Arthur Sulzberger che ritiene che in questo momento non vi sia “nessuno più qualificato di lui per assumere le responsabilità di direttore esecutivo”. Se le ragioni della Abramson restano ancora ignote, lo stesso non vale per le dimissioni della direttrice del più importante quotidiano francese, Le Monde: Nathalie Nougayrède, la prima responsabile donna del giornale, ha dichiarato in un comunicato stampa le motivazioni della sua scelta, affermando di non avere più gli strumenti per assicurare in tutta pienezza e serenità le proprie funzioni. “La volontà di alcuni membri di Le Monde – scrive – di ridurre drasticamente le prerogative del direttore del giornale è per me incompatibile con il proseguimento della mia missione. Ciò indebolirà profondamente e a lungo termine la funzione. Gli attacchi diretti e personali nei confronti della direzione e del mio operato mi impediscono di portare avanti il piano di trasformazione concordato con gli azionisti e che necessita un ampio appoggio della redazione, nell’interesse del giornale”. Il cambiamento e la rottura dei vertici erano nell’aria già da qualche tempo: alcuni giorni fa due vicedirettori vicini alla Nougayrède (Vincent Giret e Michel Guerrin) avevano rassegnato le loro dimissioni, e la scorsa settimana Le Monde aveva assistito a un ammutinamento di massa di sette caporedattori su undici (a Natalie Nougayrède, 46 anni, eletta con ampi consensi nel marzo del 2013, sono stati rimproverati metodi di gestione rigidi e autarchici e i colleghi l’hanno più volte accusata di non ascoltare nessuno e di non saper prendere decisioni urgenti). Un gesto simbolico molto forte per protestare contro il piano di mobilità, presentato a febbraio, che prevede il trasferimento di una cinquantina di posti di giornalisti alla redazione online. Ora le funzioni dell’ex direttrice dovrebbero essere rapidamente assunte da un sostituto, nell’attesa che venga nominato un nuovo direttore – che dovrà vedersela con i conti pesantemente in rosso del quotidiano, le cui vendite sono calate ancora del 4,4%, e con la difficile transazione dal cartaceo al web -. (V.R. per NL)