Editoria. Un nuovo pericolo si profila per gli editori: Facebook sta studiando uno strumento per riassumere gli articoli per evitare agli utenti di leggerli

articoli

Come noto, da tempo gli editori sono alle prese con un problema sempre più evidente: la scarsa propensione degli utenti web ad andare oltre al titolo o, al più, al sottotitolo degli articoli.
In un momento storico in cui la pubblicità è pagata attraverso i click ad una pagina (di proprietà), ben è comprensibile l’entità della questione.

Titoli per necessità

Che, non a caso, è strettamente correlata alla diffusione di titoli sensazionalistici o ammiccanti, tesi a stimolare la consultazione degli articoli. Una tendenza che – è facile intuire – qualche volta fa navigare ai margini delle fake news anche testate autorevoli.

Facebook mira a diventare sintetizzatore di articoli

Una notizia proveniente da una convention di Facebook coi propri dipendenti tenutasi a metà dicembre rischia di peggiorare notevolmente le cose.
Una fuga di notizie della sessione ha portato in evidenza la fase avanzata di sviluppo di uno strumento in grado di riassumere gli articoli di notizie, di modo che gli utenti non debbano leggerli. In altri termini, FB mirerebbe a produrre un sintetizzatore di articoli, nell’accezione di un realizzatore di una funzionale riduzione all’essenziale dei contenuti.

All’armi

La questione, come è facile intuire, è allarmante per una serie di ragioni, sia di natura economica che giuridica, che esigono interventi rapidi ed efficaci da parte degli editori.

Aspetti economici

Sul piano economico/commerciale, realizzare delle sintesi degli articoli comporta un danno notevolissimo alle testate giornalistiche online, posto che i lettori non avrebbero più ragione di consultare i siti di provenienza dei contenuti (salvo una minoranza di utenti interessati agli approfondimenti). Con ricadute enormi sugli introiti pubblicitari, determinati, come si è detto, dai click alle pagine native degli articoli.

Aspetti giuridici

Sul piano giuridico la questione ha, invece e naturalmente, rilevanza in termini di diritto d’autore.
Qualsiasi modificazione o trasformazione di un’opera, nel senso di apportare alla stessa cambiamenti che, pur lasciando inalterato il senso originale, ne cambino la struttura o la forma, deve infatti essere autorizzata dall’autore dell’opera.

L’Art. 18 della Legge sul diritto d’autore

“E’ questo il contenuto del diritto di elaborazione (art. 18 L.d.A.), che ha ad oggetto, in particolare le traduzioni, le trasformazioni dell’opera in un’altra forma letteraria od artistica, le modificazioni ed aggiunte che costituiscano un rifacimento sostanziale dell’opera originaria, gli adattamenti, le riduzioni e i compendi“, spiega la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori).

Opera derivata

L’opera che risulta dall’elaborazione o dalla modifica dell’opera originaria è detta “opera derivata” ed è oggetto di tutela da parte del diritto d’autore se ha essa stessa carattere creativo (art. 4 L.d.A.), senza pregiudizio dei diritti esistenti sull’opera originaria.
In vista di questa prospettiva inquietante – che crea un filone ulteriore di accessione contenutistica – è bene che gli editori si muovano per tempo per tutelare i propri diritti verso l’ennesima prevaricazione degli OTT del web. (M.L. per NL)

 

 

 

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